Forse non sarà ancora chiaro a tutti, ma c’è solo un’unica grande speranza per poter affrontare l’autunno senza che tensioni, isolamento e lockdown possano influire su aziende, commercio, tempo libero, attività economiche e quant’altro. Quest’unica grande speranza è la responsabilità individuale.
Qui il mondo si divide in due parti: chi a questo punto diventa spontaneamente pessimista, ritenendo che della responsabilità individuale non ci si possa fidare, e chi invece guarda ai dati e ritiene l’Italia generalmente responsabile, benché afflitta da no-mask, politici e negazionisti della domenica che non fanno gli interessi della collettività. Chi fa parte di questi ultimo può evitare di proseguire nella lettura: sarebbe esercizio di stile poco utile e sarà solo una perdita di tempo prima di arrivare a rovesciare livore tra i commenti. Per tutti gli altri, andiamo al dunque.
L’importanza della responsabilità
Chi in queste settimane ha avuto strettamente a che fare con le linee guida emanate dai vari ministeri per l’avvio delle attività autunnali (soprattutto scolastiche) ha ben chiare in mente due sensazioni: l’incredibile smarrimento che si ha di fronte a tanta complessità e l’incredibile orgoglio che scaturisce dall’impegno per rendere più salubri e sicuri i locali che devono ospitare i nostri ragazzi. Lo stesso dicasi per chi sta lavorando in associazioni sportive che debbono garantire le attività in campi sportivi e palestre. Per certi versi vale medesima valutazione nelle aziende, ove personale dedicato sta cercando soluzioni creative per irreggimentare i flussi, controllare l’uso dei DPI, regolamentare lo smart working e altro ancora.
A fronte di tutti questi sforzi, la responsabilità individuale dovrebbe essere doverosa: una forma di rispetto verso il prossimo, un modo per ringraziare chi sta lavorando per il benessere di tutti (amministratori locali, dirigenti pubblici, volontari). Laddove mancherà la responsabilità individuale, invece, tutto verrà meno: qualsiasi misura improntata non può prescindere dalla responsabilità, dall’osservanza delle norme, dall’indossare le mascherine come doveroso invece che sotto il mento come troppo spesso si osserva.
Questa proiezione, firmata dall’Institute for Health Metrics and Evaluation e relativa alla regione Lombardia, parla chiaro: la linea rossa indica l’andamento dei contagi quotidiani previsti nel peggiore dei contesti, laddove le norme non verranno osservate, riportandoci repentinamente verso chiusure massicce; la linea verde indica invece una situazione in peggioramento, ma sotto controllo, se distanziamento e mascherine saranno osservati in modo scrupoloso. Ognuno tragga le proprie conseguenze e valuti da sé quanto gli atteggiamenti odierni siano o meno responsabili alla luce di tale proiezione:
La responsabilità sarà un ingrediente fondamentale anche perché, mai come in questo caso, si tratta quindi di un fattore di valenza collettiva. La responsabilità è proiezione sul prossimo e sulla microcomunità con la quale si ha a che fare: colleghi di ufficio, compagni di squadra, amici di famiglia. Ma guardare alla responsabilità esclusivamente come all’osservanza delle regole è qualcosa di sminuente, poiché il lavoro che si sta facendo non è soltanto orientato a limitare le occasioni di rischio, ma anche e soprattutto a garantire la tracciabilità. Ecco quindi l’altra faccia della medaglia, quella meno direttamente percepibile, ma altrettanto importante.
L’importanza della tracciabilità
Per superare indenni i prossimi mesi sarà fondamentale poter rintracciare quanto più rapidamente possibile i contatti che si sono intrattenuti nei giorni antecedenti, poiché in caso di positività sarà più semplice, rapido ed efficace il contact tracing nazionale e la quarantena precauzionale a tutela di tutti. Ecco perché si lasciano i propri contatti nei ristoranti, ecco perché le presenze saranno capillarmente monitorate negli uffici ed ecco perché Immuni sarebbe di grande aiuto per arrivare laddove altri strumenti non potrebbero.
Creare classi a compartimenti stagni nelle scuole e uffici a prova di distanziamento servirà esattamente a questo: isolare i focolai, risalire le catene di contagio ed evitare che occorrano nuovamente misure macroscopiche come il pesante lockdown sperimentato in primavera.
La tecnologia ci accompagnerà in tutto questo percorso: lo smart working ci consentirà di lavorare fuori ufficio e di poter tenere un occhio sui figli qualora le scuole vengano temporaneamente chiuse; ecommerce e acquisti da remoto presso i piccoli esercenti consentiranno di diminuire la presenza in luoghi di possibile assembramento; l’app Immuni consentirà di segnalare altruisticamente agli sconosciuti la propria positività; le comunicazioni video consentiranno a scuola, lavoro e amicizie di fluire secondo un canale alternativo, in attesa di poter tornare ad una normalità tanto anelata quanto ancora lontana.
La tracciabilità è esattamente lo strumento che consentirà alla vita di fluire nonostante il Covid, regalandoci zone franche in cui poter continuare ad operare grazie all’isolamento di quanti sono invece imbattuti in una situazione problematica. Toccherà a molti, a volte con conseguenze pericolose, spesso in modo asintomatico: le scuole saranno sicuramente chiuse (lo dicono le esperienze all’estero), gli uffici saranno sicuramente svuotati (lo dice la realtà dei fatti), gli eventi saranno ripensati (IF2000 ne sarà valido modello). Non bisogna guardare tutto ciò come un minus, ma come un’opportunità: solo fermando le ramificazioni del contagio potremo essere noi a radicarci per le strade, riappropriandoci della vita giorno dopo giorno.
Per poterlo fare serviranno responsabilità e tracciabilità. Mascherine, app, isolamento, igienizzanti, attenzione e consapevolezza. Serve impegno, pazienza, costanza, ma serve soprattutto conoscenza.
Se vogliamo dare un significato a quegli #andràtuttobene sorti dalla paura dei mesi passati, occorre impegno ora. Lo dobbiamo a chi, in quei giorni, ha pagato per tutti.