Londra – Nel Regno Unito ci si preoccupa per la formazione dei ricercatori, tecnici e scienziati di domani, ovvero degli studenti di oggi. Una rilevazione commissionata dalla British Library e dal JISC (Joint Information Systems Committee) ha rilevato infatti che la cosiddetta ” Google Generation ” mancherebbe totalmente di senso critico. In pratica, i giovani nati in pieno boom Internet dimostrano una grande familiarità con il computer e il web, ma poca capacità di analisi . Un po’ come se metaforicamente la capacità di “visione” si fosse sostituita a quella di “lettura” – effetto forse prevedibile con l’aumento esponenziale delle informazioni disponibili.
Il rapporto Information Behaviour of the Researcher of the Future , però, non si limita ad occuparsi di ragazzini ma anche di giovani ricercatori. E l’elemento più interessante è che sono stati individuati tratti comportamentali simili e caratteristici di un certo approccio : impazienza nelle ricerche e nella navigazione online, intolleranza ai tempi di attesa etc. Insomma, certi effetti delle tecnologie dell’informazione parrebbero influire anche sul lavoro di ricerca.
Per questi motivi lo studio sottolinea l’esigenza di un intervento da parte di istituzioni come le biblioteche . Le rinnovate esigenze dei ricercatori e degli utenti andrebbero soddisfatte non solo per non rischiare l’obsolescenza ma anche perché esiste un vuoto formativo da colmare. “Le biblioteche in generale non sono in contatto con le esigenze degli studenti e dei ricercatori, poiché prive di servizi integrati con l’esperienza online”, ha dichiarato il Ian Rowlands, autore del rapporto.
“Le scoperte fatte mandano anche un forte messaggio al governo. La ricerca educativa che si occupa del rapporto dei giovani con l’informazione e i programmi di training di information literacy sono fondamentali per il Regno Unito, se vuole continuare ad essere leader nell’economia della conoscenza con una solida e preparata nuova generazione di ricercatori”, si legge nel comunicato che accompagna la pubblicazione del report su British Library.
“Le biblioteche devono accettare il fatto che il futuro è adesso. Presso la British Library abbiamo adottato un approccio digitale e sfruttato molte delle opportunità che le nuove tecnologie offrono per stimolare i nostri utenti ad imparare, scoprire e innovare. Turning the Pages 2.0 e il progetto di digitalizzazione di 25 milioni di pagine della Letteratura inglese del 19esimo secolo sono solo due esempi pionieristici di quello stiamo facendo”, ha sottolineato Dame Lynne Brindley, Capo Esecutivo della British Library.
Dario d’Elia