Rete neutrale? Washington se ne lava le mani

Rete neutrale? Washington se ne lava le mani

Un report presentato dall'Autorità americana sul mercato sostiene che non è necessario intervenire per tutelare il futuro del network. Si riaffaccia lo spettro di una Internet a due velocità, di una rete delle esclusioni
Un report presentato dall'Autorità americana sul mercato sostiene che non è necessario intervenire per tutelare il futuro del network. Si riaffaccia lo spettro di una Internet a due velocità, di una rete delle esclusioni

Washington – La Federal Trade Commission ( FTC ) demanda la responsabilità: non sarà la legge ma sarà il mercato a decidere per una rete neutrale, o a decretare il successo di un’Internet a due velocità, in cui i grandi operatori delle telecomunicazioni potranno offrire, a chi sarà in grado di pagare, corsie preferenziali per fornire servizi attraverso la Rete.

La questione della neutralità della Rete si era sopita in seguito alla decisione delle autorità statunitensi di prendere tempo . Era riaffiorata ad inizio 2007, utilizzata come elemento di negoziazione per autorizzare AT&T ad una fusione con BellSouth, per poi sprofondare di nuovo nel silenzio delle sfere istituzionali.

Nei giorni scorsi, per la seconda volta, la Federal Trade Commission ha deciso di non decidere riguardo alla net neutrality . Così si è pronunciata Deborah Platt Majoras, a capo della FTC: “In assenza del profilarsi di un fallimento del mercato, e in mancanza di danno comprovato nei confronti dei consumatori, è necessario essere particolarmente prudenti nell’approvare nuovi regolamenti in questo ambito”.

A fondamento della scelta di sollevarsi, per ora, da ogni responsabilità, arriva un sostanzioso report dell’ Internet Access Task Force presentato alla commissione nei giorni scorsi. Un documento che tenta di convincere la FTC che la competizione nel mercato della Rete è in grado di regolarsi autonomamente , senza la necessità di tutelare la competitività imponendo la neutralità della Rete. Questo mercato, infatti, in vista anche dell’avvento di tecnologie che potranno spezzare il duopolio di operatori telefonici e del cavo, tende spontaneamente alla concorrenza, garantendo prezzi bassi al consumatore, offrendo a tutti gli operatori possibilità di profitto che possono spingere un grande volume di investimenti per migliorare globalmente tecnologie e offerta al pubblico.
Una tendenza in atto secondo il report della FTC, smentita con decisione da un’ indagine di Communication Workers of America , che sottolinea come le tariffe USA siano sproporzionate rispetto ai servizi offerti, e rispetto alle offerte di connettività del resto del mondo.

Sono in molti a ritenere che abdicare alla neutralità sia una mossa che annienterà la competizione e sgretolerà la Rete così come la si conosce ora. La pensano così colossi come Google che potrebbero essi messi sotto scacco da coloro che gestiscono l’infrastruttura, ma anche profondi conoscitori della Rete come Tim Berners Lee , e organizzazioni come Public Knowledge e Savetheinternet , che hanno reagito alla decisione della FTC in qualità di difensori della libertà di espressione in Rete e di sostenitori delle dinamiche democratiche di una Internet la cui intelligenza viene accantonata ai margini . Questo lo scenario distopico che si configurerà, a loro parere, nel caso di una Rete a due velocità: fuori le start-up e le tecnologie alternative per la connettività, immobilizzate da insormontabili barriere all’ingresso del mercato, fuori i produttori di contenuti non sostenuti da una solida base economica, dentro i dinosauri delle telecomunicazioni che, integrati in maniera verticale con la pingue industria dei media tradizionali, agiranno da gatekeeper prezzolati.

Una prospettiva che per gli autori del report FCC è solo una sciagurata eventualità: una normativa a tutela della net neutrality potrebbe artificialmente limitare la tendenza alla concorrenza , per cui non è consigliabile intervenire con una regolamentazione ex ante eccessivamente stringente, quando le leggi antitrust esistenti e la vigilanza della Federal Trade Commission potrebbero bastare a tutelare un regime competitivo e favorevole all’utente finale.

La FTC, nel report, si propone però di vigilare sul mercato , cercando di intuire in che proporzioni emergerà la domanda di corsie preferenziali, se questa distinzione nell’accesso possa tradursi in discriminazioni nei confronti dei produttori di contenuti meno abbienti e possa comportare condizioni sfavorevoli per i netizen , in termini di tariffe e di qualità dei servizi. Verrà inoltre monitorata la congestione del traffico dell’intero sistema: c’è infatti chi ritiene che la neutralità della Rete non possa che condurre all’implosione, uno scenario configurato recentemente in un report sponsorizzato da AT&T e in una ricerca IDC .

In pratica, chiosa Scott Gilbertson, per ora si lascia correre e si rimanda un eventuale intervento a quando il danno sarà fatto, a quando ogni tentativo di disciplinare il settore potrebbe rivelarsi un’impresa impossibile.
Ma l’atteggiamento della FTC, interpretabile come rinunciatario, o connivente con gli operatori delle comunicazioni, potrebbe nascondere un avveduto temporeggiare. A parere di Ed Felten, che commentava la questione nel 2006, questa fase temporanea di vuoto normativo potrebbe rivelarsi dirimente. Non esistono normative, ma il problema è stato sollevato: gli operatori delle telecomunicazioni, monitorati dalle istituzioni e con una possibile regolamentazione a pendere sul loro capo, non compiranno mosse troppo azzardate. La situazione assumerà progressivamente contorni più netti, e in quel momento sarà possibile disciplinare il settore in maniera più efficace.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
4 lug 2007
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