In occasione del Forum Ambrosetti è giunto il parere di Vittorio Colao a proposito della cosiddetta Rete Unica, di cui si parla ormai da diverso tempo. Il progetto, ancora in fase di definizione e di pianificazione, mira a creare un unico operatore di telecomunicazioni attraverso cui erogare i servizi di connettività. La prospettiva è ben vista, a patto che si rispetti una condizione fondamentale. Anzi, due.
Rete Unica o Rete Nazionale: il parere di Colao
Ciò che si apprende dall’intervista è anzitutto che, al Ministro, il termine Rete Unica non è gradito. Meglio riferirsi a una Rete Nazionale. Così facendo, si sgombra il campo da qualsiasi possibile fraintendimento e allusione a un’attività monopolistica. Il progetto (rimandiamo a un approfondimento sull’accordo per ulteriori dettagli) è al vaglio e la sua concretizzazione può effettivamente portare con sé benefici, a patto che sia però salvaguardata la concorrenza e che la gestione sia affidata a coloro in possesso delle adeguate competenze.
A me non piace l’espressione “Rete Unica” perché sembra quasi un monopolio. Una Rete Nazionale, che sia neutrale rispetto a tutti i soggetti del mercato e che garantisca gli obiettivi del Governo di arrivare a dare connettività a tutti, è un obiettivo giusto da perseguire. Abbiamo una Open Fiber forte. Ci è stata manifestata l’intenzione di fare una fusione con Telecom Italia. L’importante è che questo nuovo soggetto, se mai si farà, vada in mani neutrali e competenti, che abbiano dimostrato di saper gestire bene e che siano professionali, nonché distanti da logiche di potere di una singola azienda, che invece in passato sono state presenti.
Colao non chiude la porta alla possibilità di una nazionalizzazione delle rete.
Non credo che il tema sia tanto la proprietà, quanto la competenza. Come ho detto, abbiamo un interesse forte in Open Fiber e abbiamo l’interesse che questa società abbia successo. Se accadrà che faremo una Rete Nazionale, potrà anche essere di proprietà dello Stato. Non ci vedo niente di male, ci sono Terna e altre situazioni simili.
La fabbrica di Intel: meno burocrazia
Nell’occasione, il Ministro ha inoltre risposto a una domanda a proposito dell’investimento di Intel in Italia, finalizzato alla realizzazione di un impianto per la produzione di semiconduttori. Colao non è sceso nei dettagli, citando però in modo diretto il colosso californiano e concentrando l’attenzione sulla semplificazione dei processi burocratici da affrontare per ottenere le autorizzazioni necessaria ai lavori.
Partecipiamo a questa attività. Una delle cose che il Governo Draghi ha fatto e che ci viene chiesta, non solo da Intel, è cambiare l’approccio alle autorizzazioni. Questi investimenti sono enormi, parliamo di fabbriche che richiedono logistica, strade, elettricità ed enormi appezzamenti. L’Italia è conosciuta per essere lenta, per un percorso autorizzativo molto difficile. Abbiamo passato nell’ultimo Consiglio dei Ministri una nuova norma che permetterà di avere tutte le autorizzazioni in poco più di cinque mesi, dando la garanzia che queste grandi imprese desiderose di investire abbiano un’interfaccia unica a livello di Governo … È un passo molto importante, per Intel, ma anche per gli altri.