I siti di file hosting vengono abbattuti o chiudono volontariamente i battenti, i motori di ricerca BitTorrent sono più che mai al centro del mirino, e disegni di legge quali SOPA, PIPA e ACTA minacciano di trasformare la rete pubblica in un campo militarizzato dove il file sharing non avrà più posto. Ma il file sharing si evolve, torna di moda il caro vecchio P2P ( peer to peer ), e le cosiddette “darknet” tornano a essere il futuro futuribile di questo genere di tecnologia. Almeno fino a quando non si affermeranno piattaforme per lo streaming con offerte (legali) in grado di rispondere alla domanda degli utenti.
All’interno delle darknet, la condivisione dei contenuti fra utenti è protetta dall’anonimato, dai protocolli sicuri e da forti legami di “trust” tra gli utenti della rete. Se i governi e le major provano a chiudere gli spazi pubblici di Internet, dunque, Internet si fa privata e software come RetroShare sperimentano un grado di popolarità fin qui mai conosciuto.
In circolazione già dal 2006, RetroShare è un software di condivisione che cifra le comunicazioni tramite OpenSSL e permette di aggiungere amici e contatti “fidati” tramite lo scambio di certificati crittografici PGP. Negli ultimi tempi i download del client di file sharing anonimo e cifrato si sono moltiplicati a dismisura , dicono gli sviluppatori, arrivando a inizio marzo con un numero di download 10 volte superiore alle cifre di dicembre 2011.
RetroShare è “un network di collaborazione sociale dove è possibile condividere qualunque cosa si voglia – spiega il fondatore del progetto DrBob – Uno spazio libero dagli occhi indiscreti dei governi, delle corporazioni e dei pubblicitari”. È una modalità di condivisione di importanza vitale “mentre la nostra libertà in rete è sotto attacco”, dice lo sviluppatore.
Alfonso Maruccia