Dalla newsletter distribuita oggi dal Garante Privacy apprendiamo dei primi cinque provvedimenti emessi dall’autorità a tutela di altrettante potenziali vittime di revenge porn (o pornovendetta). Sono indirizzate a Facebook, Instagram e Google.
Per approfondire gli aspetti giuridici legati al reato consigliamo il volume “Il revenge porn: La diffusione illecita di contenuti sessualmente” di Giovanna De Feo.
Il Garante Privacy contro il revenge porn
L’obiettivo è quello di spingere i gestori delle piattaforme ad adottare tutte le misure necessarie affinché sia impedita la diffusione di materiale audio, video o fotografico di tipo pornografico o sessualmente esplicito a scopo vendicativo e senza il consenso da parte di una delle persone ritratte o riprese. La pratica, considerata a tutti gli effetti un reato dal nostro impianto normativo fin dal 2019, si attua talvolta per punire un ex partner, per denigrare qualcuno o per bullizzare o molestare pubblicamente chi preso di mira.
Primi 5 provvedimenti adottati dal #GarantePrivacy sul #RevengPorn. Facebook, Instagram e Google dovranno impedire la diffusione sulle loro piattaforme di video e foto segnalate all’Autorità da alcune persone che ne temevano la messa on line ➡️ https://t.co/EvKWZ1mkk5 pic.twitter.com/4qi2cLkdoj
— Garante Privacy (@GPDP_IT) May 30, 2022
L’intervento del Garante Privacy rientra tra i compiti a sua carico. Infatti, chiunque abbia compiuto 14 anni, può inoltrare una segnalazione all’autorità nel caso abbia un timore fondato di poter diventare vittima di revenge porn. Il blocco si concretizza attraverso l’implementazione di alcune specifiche tecnologie tra le quali rientrano i codici hash.
Meta ha dichiarato in passato di aver introdotto strumenti realizzati ad hoc, basati sull’impiego di intelligenza artificiale e machine learning al fine di identificare proattivamente immagini di nudo o video che siano stati condivisi senza permesso su Facebook o Instagram
. Il gruppo ha inoltre lanciato l’iniziativa “Non senza il mio consenso” a cui rivolgersi in seguito a un fatto compiuto o a una minaccia ricevuta.
Secondo uno studio condotto negli USA a metà 2021, un adulto su dodici ha avuto a che fare con questo tipo di problemi. La fascia d’età più colpita è quella compresa tra 15 e 29 anni, a testimonianza di come siano coinvolti anche i minorenni.