A partire dal 1 gennaio 2024 altri due Stati USA hanno introdotto una normativa che prevede la verifica certificata dell’età del navigante quando tenta di accedere ad un sito pornografico. Montana e North Carolina sono i due nuovi nomi presenti sull’elenco dei Paesi che si sono spinti avanti, imponendo un controllo forzoso oltre il quale i minorenni non potranno approdare. Nomi noti del mondo del porno troveranno pertanto un importante ostacolo al proprio mercato, contro il quale il principale sito del settore sta già opponendo una propria originale resistenza. O forse, per meglio dire, vendetta.
La vendetta di PornHub
Per “vendicare” la sfida lanciata da Montana e North Carolina, PornHub non ha aggirato il divieto, ma lo ha addirittura esteso: in tutto il Montana e tutto il North Carolina, adulti compresi, non si può più accedere al sito trasformando così il divieto legato all’età in un divieto geografico/politico. Al posto dei contenuti che ci si potrebbe attendere, per i cittadini dei due Stati (su tutti i siti oggetto del divieto e facenti parti della galassia Aylo) c’è invece ora un videomessaggio della performer Cherie DeVille che spiega quanto sta accadendo:
Come forse saprai, gli amministratori eletti nel tuo Stato ci chiedono di verificare la tua età prima di autorizzarti l’accesso al nostro sito Web. Sebbene la sicurezza e la conformità alle norme siano al primo posto nel nostro operato, fornire la tua carta d’identità ogni volta che desideri visitare una piattaforma per adulti non è la soluzione più efficace per proteggere i nostri utenti e, di fatto, metterà a rischio i bambini e la tua privacy.
Il messaggio mette nero su bianco il problema, insomma, e PornHub sostiene così di avere avere a cura la sicurezza degli utenti ancor più dei politici che hanno firmato questa normativa proibizionista:
La sicurezza dei nostri utenti è una delle nostre maggiori preoccupazioni. Riteniamo che la miglior soluzione, nonché la più efficace, per proteggere bambini e adulti sia identificare gli utenti in base al loro dispositivo e consentire l’accesso a materiali e siti Web soggetti a limiti di età in base a questo tipo di identificazione.
Prima d’ora erano stati Virginia, Arkansas, Mississipi e Texas ad aver imposto questo tipo di limitazione. Una precisazione utile per comprendere in prospettiva quanto accaduto: tutti i Paesi che hanno introdotto il divieto sono stati a maggioranza Repubblicana, il che potrebbe proiettare questo approccio anche nell’ottica dell’infuocata campagna presidenziale che andrà ad aprirsi nei prossimi mesi.
Le difficoltà di un divieto
In Europa – e in Italia – proposte simili sono già state avanzate più volte (ottenendo in alcuni casi una similare risposta da PornHub), ma si sono sempre arenate sul principio per cui il diritto deve prevalere sul divieto: garantire la privacy del singolo, in primis; evitare una pericolosa raccolta massiva di dati, che potrebbe diventare di grande appetibilità per i cracker e che potrebbe determinare pericoli specifici per persone esposte; impedire che la definizione di “pornografico” possa portare a proibizioni di diversa natura, diventando di volta in volta un bavaglio per l’informazione, per la cultura, per un’espressione politica o altro ancora.
L’UE sta cercando un approccio proprio e anche nel nostro Paese si sta cercando più banalmente un modo per eliminare l’anonimato nell’accesso ai social network, ma ogni volta che si cerca questa strada emergono effetti collaterali tali per cui la toppa pare molto peggiore del buco. Negli States la parte repubblicana ha voluto invece forzare la mano e, tramite governatori particolarmente proattivi, la prescrizione è diventata diritto.
La reazione di PornHub sembra dettata in parte da una necessità contingente e dall’altra dalla volontà di portare il caso all’attenzione dell’opinione pubblica. La causa contingente sta nella difficoltà di una raccolta dati blindata, con tutte le accortezze utili per evitare che la consegna di informazioni private possa diventare un tesoro troppo complesso da custodire; per contro, estendere il divieto a tutti impone il tema all’opinione pubblica e al tempo stesso spingerà nuovi utenti nella direzione di quelle VPN che consentono di simulare l’accesso da altra zona geografica priva di prescrizioni.
Perché questa, di solito, è la conseguenza del proibizionismo: soluzioni di ripiego e strade nell’ombra, ove i rischi sono ancor maggiori, ma dove il principio del governante di turno è saldo e da sbandierare al di là dei risultati.