ReviewMe: passaparola (etico?) a pagamento

ReviewMe: passaparola (etico?) a pagamento

Mette in contatto inserzionisti e blogger, per spingere questi ultimi a pubblicare recensioni e innescare una comunicazione virale, incassando critiche, idee e via bloggando
Mette in contatto inserzionisti e blogger, per spingere questi ultimi a pubblicare recensioni e innescare una comunicazione virale, incassando critiche, idee e via bloggando

ReviewMe offre ai blogger la possibilità di far soldi o, almeno, qualche euro. Sono centinaia gli iscritti al servizio lanciato la scorsa settimana, tutti pronti a sperticarsi in recensioni riguardo a prodotti o servizi web. Recensioni che gli inserzionisti pagano, senza poter richiedere giudizi positivi .

Critiche sfacciate, panegirici, osservazioni costruttive e incensamenti, questo è il compito dei blogger che si sono registrati a ReviewMe, compito pagato da venti a duecentocinquanta dollari a seconda dell’autorevolezza e del traffico che il blog può vantare. Vige l’obbligo di essere trasparenti, dichiarando che la recensione è a pagamento.

La chiave è nel revenue sharing , la condivisione dei profitti: ReviewMe spartisce tra sé e il blogger in parti uguali un minimo di quaranta dollari, che futtano feedback, idee gratuite da sfruttare in fase di progettazione, link verso il sito dell’inserzionista (e conseguente scalata nei motori di ricerca), commenti e opinioni facilmente monitorabili. Dunque, viral marketing e passaparola alla massima potenza.

Tutto questo dà anche vita a nuove opportunità di product placement , ossia pubblicità contestuale a cui gli utenti, a differenza di ciò che è accaduto con altre forme di spot online, si dimostrano ancora molto sensibili. Un target dal valore incommensurabile al quale rivolgersi, un pubblico definito, interessato e legato in una rete di fiducia .

Un affare che sembra avere le carte in regola per rendere bene ai suoi promotori, se si considerano i dati emersi da un sondaggio di Ipsos MORI , riportato da Reuters : i blog, dopo i giornali, per gli utenti Internet sono la più affidabile fonte di informazione, scavalcando radio e tv. Il sondaggio, inoltre, ha rilevato una correlazione diretta tra le opinioni dei blogger e la decisione di acquisto dei lettori : è così per il 52% dei 2200 europei intervistati. Gareth Deere, a capo della ricerca in ambito teconolgico a Ipsos MORI, chiosa: “Tutti ci fidiamo dell’opinione delle persone nel mondo reale. Abbiamo provato che la stessa correlazione si verifica anche online, e sta avendo un grande impatto sui comportamenti d’acquisto. Il passaparola non è più ristretto alla cerchia di amici o familiari, ma può avere lo stesso livello di influenza tra le persone sparse nel globo”.

ReviewMe è un servizio simile a quello proposto dal discusso PayPerPost : anch’esso invita i blogger a recensire i prodotti, ma senza obbligarli a dichiarare che le recensioni sono a pagamento, e sottoponendo i post ad un vaglio prima della pubblicazione. Un modello che crea problemi etici, simili a quelli scatenati da Walmart con il suo esercito di blogger prezzolati.

ReviewMe, invece, ha richiesto il consulto di Philipp Lenssen , gestore di Google Blogoscooped, per rendere il servizio più etico possibile, integrando l’ obbligo di trasparenza , la libertà nell’esprimere opinioni negative senza per questo vedersi ridurre la paga (è facile, però, intuire che i blogger più severi verranno progressivamente snobbati dalle aziende in cerca di buona pubblicità). Lenssen si dimostra indeciso a riguardo, prudente e aperto al confronto nello stilare uno “schema di eticità” riguardo alla pubblicità nei blog.

Nel frattempo la blogosfera si colora di toni decisi.

Molti blogger non sono disposti a corredare il micropublishing dei blog di tutti i meccanismi, etici e non, tipici dell’editoria. Non vogliono far marchette della propria affidabilità né vendere al marketing la rete di fiducia che hanno costruito. Vogliono rappresentare una voce indipendente e scegliere cosa e come recensire. Senza essere vittima delle proposte delle aziende, senza farsi riempire di prodotti da testare o di cui tessere le lodi.

Ma sono numerosi anche i blogger entusiasti di essere pagati per esprimere la propria opinione. Tant’è che, cercando “RewiewMe” sui motori di ricerca, proliferano i “My Review on ReviewMe”. Tutte recensioni pagate almeno qualche decina di dollari.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
14 nov 2006
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