RIAA risponde alla mozione post-processuale avviata dalla mamma pirata : l’industria della musica, riporta Ars Technica ha difeso la legittimità della condanna a carico di Jammie Thomas e ha invitato il giudice a negarle il ricorso.
Jammie Thomas aveva provato a dimostrare l’incostituzionalità della sentenza del tribunale che l’aveva condannata a rimborsare a RIAA 9.250 dollari per ognuno dei 24 file che aveva scaricato e condiviso. Il legale della donna aveva sostenuto che fosse una cifra sproporzionata rispetto ai reali danni inflitti all’industria della musica.
Ma la richiesta delle major è perfettamente legittima, ha spiegato RIAA: non è necessario che i danni chiesti in tribunale siano proporzionali al prezzo sul mercato dei brani scaricati da Jammie Thomas. A maggior ragione per il fatto che la donna è risultata colpevole non solo di aver scaricato, ma anche di aver distribuito i file a un numero imprecisato di utenti.
Se il giudice incaricato di valutare la mozione dovesse dare ragione a RIAA, è probabile che la mamma pirata continui a battere la strada del ricorso. L’avvocato di Jammie Thomas potrebbe fare leva sul fatto che RIAA non sia stata chiamata a dimostrare che la donna abbia effettivamente distribuito i 24 brani archiviati sull’hard disk. ( G.B. )