RIAA, consigli a Google e Verizon

RIAA, consigli a Google e Verizon

La proposta sulla neutralità ha aperto la strada al dibattito: i detentori dei diritti ribadiscono le loro priorità. Associandole alla repressione della pedopornografia
La proposta sulla neutralità ha aperto la strada al dibattito: i detentori dei diritti ribadiscono le loro priorità. Associandole alla repressione della pedopornografia

Con una lettera diretta al CEO di Google Eric Schmidt, RIAA (con altri 12 gruppi dell’industria musicale) si è espressa sulla proposta avanzata dal motore di ricerca in collaborazione con Verizon.

In controtendenza rispetto alla gran parte degli osservatori , RIAA non condanna a priori la proposta del motore di ricerca e della telco: mentre la paura per molti è che le troppe eccezioni inserite nell’accordo possano minare proprio quella neutralità di cui ci si vorrebbe far protettori, per RIAA le eccezioni sarebbero troppo poche e mancherebbe proprio la previsione dell’eccezione più grande, quella cioè, che distinguendo tra contenuti legali e illegali renda possibile il controllo del mercato.

Il dubbio di RIAA è proprio che la normativa su Internet così come vista dai due promotori renda impossibile ai detentori dei diritti l’imposizione di filtri
anti-pirateria e altre forme di intervento atte a far valere il rispetto della proprietà intellettuale.

“L’industria musicale che rappresentiamo – spiega RIAA – crede che sia fondamentale che qualsiasi iniziativa riguardante Internet permetta e incoraggi gli ISP e gli altri intermediari a prendere misure di deterrenza nei confronti dei comportamenti lesivi, come la violazione del copyright o la circolazione dei contenuti pedopornografici”.

RIAA chiede che si dia una volta per tutte un “significato operativo alla distinzione tra attività legali e illegali”. Una distinzione che, presumibilmente, dovrebbe porre il confine così come identificato dai gruppi rappresentanti i detentori dei diritti. Nel corso nell’ ultima conferenza dedicata all’antipirateria , per esempio, si sono riuniti per stilare la lista dei sei peggiori siti al modo in fatto di infrazione del copyright: oltre a The Pirate Bay, IsoHunt, RapidShare (quest’ultimo recentemente scagionato in Germania e negli States ) e il motore di ricerca cinese Baidu (con cui si sono già scontrati ), nella speciale classica sono rientrati due siti di musica in streaming (l’ucraino MP3fiesta e RMX4U, sito di Lussemburgo che si autodefinisce “la più grande community di musica nera del mondo”).

Avere una chiara definizione (e quindi stabilire cosa sia e cosa non sia permesso) permetterebbe ai detentori dei diritti di tirare per la giacchetta gli ISP nel controllo dei contenuti che passano per la Rete senza bisogno di ricorrere a misure più tecnicamente ingombranti o legislativamente ostiche come il principio dei three strikes , che negli Stati Uniti non sembra riuscire ad attecchire.

La posizione sembra inoltre rappresentare un cambio di strategia da parte di RIAA , che forse ha fatto lezione del proprio operato: caratterizzato da costi esorbitanti e risultati contraddittori .

A unirsi al dibattito anche Kenneth Carter, ex FCC, che dalle pagine del suo blog ha spostato i dubbi e i pericoli dalla neutralità della Rete alla sfera economica: il pericolo non è per i contenuti che circoleranno nella presunta nuova rete “premium”, ma nel fatto che non esisteranno (o almeno avranno molti più ostacoli) concorrenti in grado di opporsi al monopolio che sarà in grado di costruire Google.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
20 ago 2010
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