RIAA difende i propri insuccessi

RIAA difende i propri insuccessi

L'organizzazione delle etichette discografiche USA attacca: un fallimento non è tale se lo si guarda dalla prospettiva giusta. L'obiettivo è soprattutto aumentare la consapevolezza tra i fan. Spaventandoli
L'organizzazione delle etichette discografiche USA attacca: un fallimento non è tale se lo si guarda dalla prospettiva giusta. L'obiettivo è soprattutto aumentare la consapevolezza tra i fan. Spaventandoli

Il mondo è bello perché è vario e le opinioni discordanti su uno stesso argomento abbondano. Neanche sui numeri ci si mette d’accordo sempre, soprattutto se tali numeri riguardano il presunto fallimento della strategia messa in atto da RIAA in questi anni nei confronti degli utenti del P2P. Ma quale fallimento , dice l’organizzazione, il nostro obiettivo è tutt’altro che incassare soldi denunciando a destra e a manca.

In 3 anni RIAA ha investito quasi 64 milioni di dollari in spese legali ricavandone appena il 2 per cento, dicono i numeri . Ma sono numeri “ingannevoli” dice il vicepresidente alle comunicazioni di RIAA Jonathan Lamy, cifre che non restituiscono la figura completa dell’attività dell’organizzazione né possono in alcun modo misurare le performance della suddetta attività.

Nella cifra diffusa online c’è prima di tutto molto di più delle sole cause intentate contro gli utenti del file sharing , perché le spese legali di RIAA comprendono anche gli invii di notifiche DMCA, le cause inerenti il copyright e altro. “Provare a ricavare una conclusione più ampia sull’efficacia dei nostri sforzi antipirateria basandosi solo su quella singola voce della nostra documentazione sulle tasse è semplicemente inaccurato e altamente ingannevole”, dice Lamy.

E allora come andrebbe giudicato quel misero 2% di ricavi a fronte di una spesa enormemente superiore? “I nostri sforzi antipirateria sono prima di tutto pensati per promuovere il rispetto dei diritti degli autori”, dice Lamy. “L’idea è di far aumentare la consapevolezza così che i fan possano acquistare la loro musica su piattaforme legittime – continua il vicepresidente RIAA – E da quel punto di vista crediamo che i nostri sforzi abbiano fatto una differenza sostanziale”.

Nell’opinione di Lamy, casi clamorosi di richieste irragionevoli rispetto al danno denunciato (come gli stessi giudici investiti dei casi hanno rivelato) quali i processi Jammie Thomas e Joel Tenenbaum rappresenterebbero il segno tangibile del successo di RIAA. Rovinarne un paio per educarne mille, e poco importa che le multe milionarie vengano ampiamente sfoltite in appello.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
30 lug 2010
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