Recording Industry Association of America ( RIAA ) e Motion Picture Association of America ( MPAA ) potrebbero contattare aziende e istituzioni, presentarsi sotto mentite spoglie, richiedere dati sensibili per accertarsi che cittadini americani sospetti soggetto non siano temibili pirati.
Questo l’obiettivo di un’azione di lobbying che stanno conducendo le due associazioni americane dell’industria dei contenuti, riporta ArsTechnica . Un’azione in piena controtendenza rispetto ai sommovimenti legislativi USA in materia, sollecitati da un recente scandalo: a gennaio è stata approvata la legge federale ” Telephone Records and Privacy Protection Act of 2006 “, che punisce chiunque, deliberatamente, cerchi di ottenere tabulati telefonici di terze parti, presentandosi sotto mentite spoglie. Una legge che lo stato della California sta tentando di rafforzare ulteriormente, tutelando la privacy dei suoi cittadini estendendo la protezione ad ambiti più vasti rispetto ai soli dati telefonici, dalle informazioni riguardo alla carriera scolastica agli identificativi associati alla patente di guida, dalle caratteristiche fisiche all’indirizzo.
Ma le industrie della musica e del cinema si oppongono all’ iniziativa californiana e si ritengono autorizzate ad approntare tattiche investigative di pretexting , di dissimulazione volte a raggranellare dati: la legge federale minaccerebbe seriamente la possibilità, per l’industria, di sgominare associazioni di temibili pirati.
“Fondamentalmente, vogliamo che i criminali credano di avere a che fare con altri criminali, rendendo possibile l’infiltrazione dei nostri investigatori”, chiosa il vicepresidente della sezione antipirateria di RIAA Brad Buckles, sulle pagine del Los Angeles Times .
RIAA e MPAA sperano non sia più necessario invocare attraverso i tribunali l’istituto della subpoena , perché gli ISP rivelino i dati dei loro utenti: sperano di poter condurre indagini autonomamente, così come ogni tutore della proprietà intellettuale, copyright, brevetto o segreto industriale che sia. Indagini che non escludono il tracciamento di profili della personalità e dei comportamenti degli individui sospetti, una tattica investigativa ritenuta efficace dalla MPAA, rivela Los Angeles Times .
“Non si parla di ottenere informazioni riguardo ai consumatori”, rassicura però Buckles, “non abbiamo mai avuto queste intenzioni”. Certo è, però, che la via aperta da RIAA e MPAA potrebbe consentire ad altre aziende questa operazione di raccolta dati, estremamente preziosi e appetibili.
Indispettita la reazione di Electronic Fronitier Foundation ( EFF ), espressa dalla parole di uno dei suoi legali di punta, Fred von Lohmann: “Non vedo perché l’industria della musica e del cinema non debbano rispettare le stesse leggi che rispettano tutti. Sembra che vogliano creare una scappatoia della quale tutti potranno approfittare”. Incomprensibile, in effetti.
Gaia Bottà