Roma – Tra i discografici della RIAA e l’identità di uno studente universitario del North Carolina si sono frapposti i legali della American Civil Liberties Union (ACLU) secondo cui la RIAA non ha alcun diritto di ottenere nome e cognome del ragazzo.
Secondo i discografici, lo studente è colpevole di aver utilizzato il proprio personal computer nel campus universitario per mettere in condivisione su piattaforme di file sharing nove file musicali protetti da diritto d’autore. Per questo, RIAA ha inviato una richiesta formale all’Università affinché le venga rivelato il nome dello studente in modo da poter procedere con una denuncia ufficiale.
ACLU però, su richiesta dello studente, i cui dati rimangono al momento segreti, si è opposta alla richiesta RIAA affermando che questa non ha alcun diritto di violare il diritto all’anonimato e alla libertà di espressione del ragazzo che non è, non ancora almeno, riconosciuto da un tribunale come colpevole di un reato.
Va detto che la procedura standard dell’Università prevede che allo studente venga bloccato l’accesso ad internet dal proprio computer fino a quando questi non presenta alla segreteria una risposta dettagliata alle accuse provenienti da RIAA, una operazione che lo studente in questione si è rifiutato di compiere perché intende proteggere il proprio anonimato. Secondo ACLU qui non è questione di violazione di copyright ma di “diritti processuali” perché “il Primo Emendamento protegge il diritto di libera espressione anonima e questo include anche l’uso di internet”.