Un inatteso cambiamento di rotta , intrapreso al comando della Recording Industry Association of America (RIAA) per appoggiare la recente risoluzione presentata al Congresso dai senatori californiani Darrell Issa e Anna Eshoo. I due membri della House of Representatives hanno dunque chiesto di bocciare quello che è stato soprannominato il grande compromesso tra la stessa industria statunitense del disco e i vari broadcaster radiofonici.
Così gli alti rappresentanti di RIAA hanno ora applaudito un intervento volto ad ostacolare ciò che loro stessi avevano supportato : obbligare tutti i produttori di elettronica di consumo a dotare gli apparecchi (smartphone e compagnia) di uno specifico chip per la ricezione radio in FM . La proposta era il frutto di un accordo con gli stessi broadcaster, nell’ottica di una revisione legislativa garantita dal Performance Rights Act .
Secondo l’attuale legislazione statunitense, a differenza di quanto accade invece in Italia, le tradizionali emittenti radiofoniche non sono obbligate a pagare per i diritti relativi ad un brano trasmesso. Ad essere ricompensato è semplicemente l’autore della canzone, non il titolare dei diritti . Gli intenti della RIAA erano chiari fin dall’inizio: ottenere il pagamento delle royalties da parte delle varie emittenti radio negli Stati Uniti.
I congressman Issa e Eshoo hanno ora sottolineato come questa imposizione vada a danneggiare l’innovazione, oltre che il livello di competizione all’interno del settore. Ciascuno dovrebbe essere libero di offrire o meno un ricevitore FM , così come ciascun utente dovrebbe essere libero di trovarlo o meno sul suo dispositivo preferito. I rappresentanti di RIAA si sono così aggiunti al coro in favore della risoluzione, insieme a vecchi nemici come l’associazione statunitense dei broadcaster NAB.
Mauro Vecchio