Kevin Cogil, il responsabile della condivisione illegale sul proprio sito di nove tracce in anticipo sull’uscita dell’ultimo disco dei Guns N’Roses, alla fine non ha parlato bene del copyright né contribuito a difendere la causa dei detentori dei diritti. Avrebbe dovuto.
Sarebbe stato costretto dall’accordo raggiunto con l’accusa per non finire in prigione. Ma nessuno gliel’ha più chiesto.
Cogil era stato condannato per la violazione del copyright per l’album Chinese Democracy (che al tempo ancora non era uscito) ma invece di scontare sei mesi di carcere si era accordato con RIAA per la libertà vigilata in cambio della collaborazione per almeno due mesi in campagne anti-pirateria . Ma ormai è scaduto il termine entro cui applicare la sentenza che lo avrebbe impegnato in un “servizio sociale”.
“Sapevo che non sarebbe successo nulla – ha attaccato Cogil – nessuno poteva essere interessato a quello che potevo dire a favore del copyright”. Un portavoce della RIAA ha dichiarato che “valutati gli elementi del caso e gli alti costi di produzione abbiamo deciso di non produrne nessuno”.
D’altronde pare che mai come in questo momento RIAA debba farsi i conti in tasca.
Claudio Tamburrino