Washington (USA) – Da decenni i consumatori registrano musica dalla radio via via che l’ascoltano ma ora qualcosa è cambiato: RIAA , l’associazione delle major musicali americane, ha infatti denunciato XM Satellite Radio colpevole, a detta dei discografici, di aver messo in commercio un registratore e player portatile che permette ai propri utenti, appunto, di registrare i contenuti delle radio digitali gestite dalla stessa XM.
E ci va giù pesante: RIAA nella sua denuncia dichiara di sentirsi frodata da questa attività, che non contempla una remunerazione per i titolari del diritto d’autore su quella musica, arrivando a chiedere la stratosferica cifra di 150mila dollari per ogni brano “scaricato” dagli utenti di un dispositivo denominato Inno .
Inno, prodotto da XM in partnership con Pioneer offre la possibilità di ascoltare i contenuti di 170 canali digitali, di registrarli con un clic , di creare delle playlist e di riascoltare in qualsiasi momento quanto registrato. Per agevolare la registrazione è possibile pre-impostare la registrazione di trasmissioni di proprio interesse in modo da assicurarsi la cattura dei brani trasmessi, ma anche essere avvisati quando certi brani o certi autori vengono “mandati in onda”. Inoltre, l’utente può caricare sul dispositivo mobile file mp3 e Wma.
Sono queste caratteristiche, cioè l’estrema facilità della registrazione, che mandano su tutte le furie i membri di RIAA che nella denuncia insistono: “Poiché XM rende disponibili ampi cataloghi di musica di ogni genere, gli abbonati XM avranno ben poco bisogno di acquistare copie legittime delle registrazioni audio prodotte dai denuncianti”.
RIAA sembra ben poco impressionata da una caratteristica del player pensata proprio per impedire la circolazione di file al di fuori di questo contesto “protetto”, ovvero il blocco della portabilità : la musica attiva all’interno di Inno non può essere trasferita altrove o trasportata su altri dispositivi mobili.
Molte le illazioni che si fanno in queste ore sulla denuncia di RIAA, che i più reputano strumentale. C’è chi la vede come un modo per tastare il terreno in vista della broadcast flag , i tag inseriti nelle trasmissioni per impedire la loro registrazione su dispositivi non autorizzati, che potrebbe diventare obbligatoria negli USA già entro pochi mesi. Altri ritengono che sia un modo per i discografici di rinegoziare i diritti pagati dalle radio digitali, destinate a moltiplicarsi sempre più. Quel che è certo è che XM ha per ora annunciato una “difesa a oltranza” e sul suo sito continua a proporre e vendere Inno e derivati.
Un’interessante analisi sulle motivazioni dell’offensiva RIAA è fornita da Electronic Frontier Foundation qui ,