MasterObjects ha denunciato Amazon, Google e Microsoft per violazione del brevetto 7,752,326 con il quale rivendica un metodo per implementare la ricerca istantanea, cioè la tecnologia utilizzata da un motore di ricerca per offrire agli utenti i risultati anche nel corso della digitazione delle parole .
MasterObjects, si legge dal sito , offre per l’appunto soluzioni software AJAX e Flash per fornire questo tipo di servizi ai siti Internet, in modo particolare a quelli di aziende interessate a indirizzare i clienti verso quello che stanno cercando di acquistare. Per farlo crea un canale di comunicazione tra box di ricerca e database del sito per collegare possibili risultati alla digitazione in corso. Ha inoltre una sede fisica, recapiti email e di telefono e un’attività in piedi dal 2006 proprio intorno alla tecnologia ora contestata alle tre grandi aziende ICT. Insomma, non si tratta del solito patent troll .
Interessante è, poi, notare che nel descrivere i vantaggi delle sue soluzioni porti ad esempio le funzioni di suggerimenti attive “su siti come Amazon, YouTube e iTunes”: nella denuncia concretizzatasi ora dopo anni di attività mancherebbe dunque, per il momento, all’appello Apple e al suo posto vi sarebbe Microsoft.
Mountain View, inoltre, non è chiamata in causa per il Tubo, ma per Google Instant, Google Suggest e il box di ricerca di Android.
A Redmond, che si aggiunge solo adesso alla denuncia depositata a marzo nei confronti di Google e Amazon, è contestato l’impiego della tecnologia in una futura versione HTML5 di Bing, nell’attuale Bing Instant e, fin dal 2006, in Suggestions. Oltre a Apple, citata per iTunes, mancherebbero all’appello anche Yahoo! e eBay che al pari delle altre aziende implementano sistemi simili e che se MasterObjects ha reali intenzioni belligeranti rischiano di essere coinvolte.
Nonostante questo le intenzioni dei vertici di Bing rimangono quelle di innovare nel campo delle informazioni immediate agli utenti che effettuano una ricerca.
Claudio Tamburrino