L’ennesima grana di natura antitrust per Google si manifesta oggi nell’ambito della ricerca lavoro. Il gruppo di Mountain View è stato chiamato in causa dalla società danese Jobindex attiva su questo fronte, che ha formalmente chiesto alla Commissione Europea di far luce su potenziali pratiche anticoncorrenziali attuate dalla parent company Alphabet, al fine di favorire la propria piattaforma a discapito di quelle gestite dai competitor.
Google for Jobs nel mirino di Jobindex
Stando a quanto riportato sulle pagine di Reuters, la replica di Bruxelles si è formalizzata con l’avvio della procedura standard prevista in questi casi. Ricordiamo che già nel 2019 il commissario Margrethe Vestager pose il servizio di bigG sotto la lente d’ingrandimento, in seguito alle denunce giunte da ben 23 realtà dello stesso mercato. La prima a far sentire la propria voce fu la tedesca StepStone di Alex Springer, nel 2018.
Ricerca lavoro: Google è partner o concorrente?
Dal canto suo, Google risponde alle accuse mosse affermando di limitarsi a mettere in comunicazione domanda e offerta, indirizzando gli utenti in cerca di una nuova occupazione alle piattaforme che segnalano le posizioni aperte. Di fatto, si presenta nelle vesti di un intermediario che facilita e agevola la dinamica. Riportiamo di seguito in forma tradotta la breve dichiarazione attribuita a un portavoce.
Tutti i provider nell’ambito della ricerca lavoro, grandi o piccoli, sono in grado di prendervi parte. E le aziende stanno vedendo incrementare il traffico, così come le corrispondenze per le posizioni, grazie a questa funzionalità.
Il debutto in Europa di Google for Jobs è avvenuto quattro anni fa. Jobindex afferma di aver perso il 20% del traffico proveniente dalle ricerche in seguito alla sua introduzione. Queste le parole del CEO Kaare Danielsen.
Ponendo il proprio servizio in cima alle pagine dei risultati, Google nasconde alcune delle offerte di lavoro più rilevanti per coloro in cerca di un’occupazione. I reclutatori, di conseguenza, potrebbero non essere in grado di raggiungerli se non utilizzando il servizio di Google. Questo non solo ha un effetto negativo sulla concorrenza tra i servizi, ma distorce il mercato del lavoro, di importanza centrale per ogni economia.
Negli ultimi anni, l’entità delle sanzioni inflitte da Margrethe Vestager al colosso californiano supera complessivamente gli 8 miliardi di euro. A febbraio è stata sollevata una questione di natura antitrust che vede protagonista bigG anche sul fronte del digital advertising.