Era il 20 marzo 2020. Nei giorni che hanno visto l’esplosione della pandemia, con l’Italia disorientata dal primo lockdown per coronavirus, è stata presa una decisione destinata a rivelarsi lungimirante, una piccola grande rivoluzione: la possibilità, per i medici, di inviare tramite email o messaggio le ricette digitali (o dematerializzate) per farmaci e prescrizioni. Da allora è diventata una prassi consolidata, ancora oggi in uso nonostante sia venute meno le norme sul distanziamento, ma a fine dicembre la norma che lo ha reso possibile scadrà. La prospettiva è quella di assistere a ciò che può essere definito un ritorno al passato con l’inizio del nuovo anno.
Il destino delle ricette digitali: la palla al ministro
Sono i medici stessi a chiedere un intervento al fine di poter continuare con la pratica, che dopo un iniziale periodo di assestamento si è rivelata comoda sia per loro sia per i pazienti. Tirano per la giacchetta il nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci, chiedendo un’ulteriore proroga per almeno un altro anno. O, meglio ancora, una decisione che la renda strutturale. Meglio dematerializzata che cartacea. Per tutti, anche per il semplice fatto che in questo modo si eliminano code e affollamenti negli ambulatori.
Ricordiamo che oggi i cittadini hanno la possibilità di accedere a medicine e prestazioni prescritte anche attraverso il proprio Fascicolo Sanitario Elettronico, raggiungibile con SPID, Carta d’Identità Elettronica e Carta Nazionale dei Servizi. Anche per questa piattaforma, la cui gestione è oggi delegata alla regione di appartenenza, è prevista un’evoluzione entro i prossimi anni.
Chiudiamo riportando un estratto dall’intervento della Federazione Italiana Medici di Famiglia, a firma del segretario nazionale Silvestro Scotti. Tra le richieste sottoposte al Ministro anche quella relativa al possibile abbandono del promemoria cartaceo e al rinnovo dell’obbligo di indossare le mascherine in alcuni contesti specifici.
È indispensabile, come abbiamo già chiesto al ministro e come riteniamo accada, che il governo proroghi una serie di provvedimenti in scadenza il 31 dicembre. Uno di questi è la ricetta dematerializzata, che permette di ridurre l’affollamento negli studi medici, in particolare in un momento come quello del picco di contagio influenzale. L’altro provvedimento che va assolutamente rinnovato è l’obbligo delle mascherine nelle strutture sanitarie e RSA, ampliandolo anche agli studi medici privati.
Aggiornamento (21/12/2022, 15.05): fortunatamente, la buona notizia non si è fatta attendere. È giunta da Palazzo Chigi la conferma della proroga di un anno. Ci sarà dunque tempo e modo per discutere come rendere la ricetta dematerializzata lo standard, non più un’eccezione conseguente a uno stato di emergenza. Intanto, anche per il 2023 potremo evitare o fortemente ridurre le code e le attese in ambulatorio.