Ad inaugurarne la definitiva implementazione sarà per prima la Valle d’Aosta, seguita a ruota dall’Emilia Romagna e poi da Abruzzo, Campania e Piemonte. Il decreto emesso dal ministero dell’Economia e delle Finanze – pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in data 5 marzo – darà così avvio all’adozione nazionale delle cosiddette ricette elettroniche.
Una nuova incombenza telematica per i vari medici di famiglia del Belpaese, che dovranno ora trasmettere allo stesso ministero delle Finanze tutti quei dati relativi alla quotidiana prescrizione delle ricette . La pratica verrà effettuata tramite il predisposto Sistema di accoglienza centrale (Sac).
Ma quali dati verranno inviati al ministero dai medici di famiglia? Il pacchetto di informazioni da trasmettere comprenderà il codice fiscale del paziente, il codice specifico della ricetta, i dati relativi ad eventuali esenzioni . Ma anche la data di compilazione e l’indicazione del tipo di visita effettuata.
Dal prossimo primo aprile saranno così i medici della Valle d’Aosta a prendere dimestichezza con il sistema di trasmissione voluto dal governo, seguiti dai loro colleghi dell’Emilia Romagna (primo maggio) e poi – a partire dal prossimo primo luglio – dalle regioni Campania, Molise, Abruzzo e Piemonte.
Stando alle direttive stabilite dal decreto, i medici saranno costretti a trasmettere i dati relativi ad almeno l’80 per cento delle ricette prescritte ogni mese . Altrimenti “è prevista – come spiegato dal segretario nazionale della Federazione medici di famiglia Giacomo Milillo – una riduzione del compenso pari all’1,15 per cento. Ma i camici bianchi saranno sanzionabili solo se in possesso di tutti gli strumenti idonei a far funzionare il sistema”.
E proprio su questo stesso funzionamento è scoppiata la polemica. “A parte la Lombardia – ha continuato Milillo – dove da tempo la ricetta elettronica è già una realtà, nelle altre regioni i medici non sono ancora in grado di partire con le ricette online. Ad esempio in Piemonte è stata condotta una sperimentazione incompleta”.
Il ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione Renato Brunetta aveva già parlato di un risparmio pari al 30 per cento sulla spesa farmaceutica dei pazienti. Una parte di questo stesso risparmio – circa 800/900 milioni di euro – deriverebbe dal taglio della carta.
Mauro Vecchio