L’intelligenza artificiale è una tecnologia in rapida evoluzione, che offre grandi opportunità ma anche grandi rischi. Alcuni registi famosi per aver trattato il tema del rapporto uomo-macchina nei loro film hanno espresso le loro preoccupazioni su questa tecnologia. Si tratta di Ridley Scott e James Cameron.
Ridley Scott: “L’IA è una bomba a idrogeno”
Ridley Scott è il regista di Blade Runner, un film che racconta la storia di replicanti, esseri artificiali creati per assomigliare agli umani. In un’intervista a Deadline, in occasione dell’uscita del suo film Napoleon, ha parlato dell’intelligenza artificiale e dei suoi pericoli. Ha detto: “Non sappiamo chi controlla l’AI e quanto sia intelligente il suo controllore. Se crei un’AI più intelligente di te, non te ne accorgerai finché non farà quello che vuole, e allora sarà troppo tardi”.
E ha aggiunto: “Se avessi un’AI, potrei dirle: “Spegni tutta l’elettricità di Londra. E così sarebbe. Tutto si fermerebbe. Sarebbe come una bomba a idrogeno… no, peggio. Il mondo si spegnerebbe e saremmo rovinati. Torneremmo alle candele e ai fiammiferi. Hai candele e fiammiferi a casa? Io vivo in Francia, quindi li ho”.
James Cameron: “L’IA è come la corsa agli armamenti nucleari”
James Cameron è il regista di Avatar, un film che racconta la storia di un pianeta abitato da esseri alieni. L’anno scorso ha espresso la sua opinione sull’intelligenza artificiale in un’intervista. Ha detto:
“Penso che faremo con l’intelligenza artificiale quello che abbiamo fatto con la corsa agli armamenti nucleari. Se non ci lavoriamo, altri lo faranno al nostro posto e la situazione peggiorerà”.
Il regista di Avatar ha spiegato: “Un’AI potrà combattere altri computer, ma a una velocità tale che gli esseri umani non potranno mai intervenire. Non avremo modo di fermare la situazione. Quando si tratta di una potenziale corsa agli armamenti nucleari, essere in grado di fermarla è essenziale, ma le intelligenza artificiali non lo faranno mai”.
Tuttavia, non è molto preoccupato dalla capacità di questi generatori di linguaggio di creare storie da zero, perché pensa che le macchine non abbiano esperienze o emozioni da raccontare.