Riemerge il portatile dello scandalo

Riemerge il portatile dello scandalo

Quando fu rubato dai locali dell'Università di Berkeley si apprese che conteneva informazioni e dati personali di 100mila studenti. Ora il quadro cambia: si sarebbe trattato di furto... semplice
Quando fu rubato dai locali dell'Università di Berkeley si apprese che conteneva informazioni e dati personali di 100mila studenti. Ora il quadro cambia: si sarebbe trattato di furto... semplice


Berkeley (USA) – Nel marzo scorso era stato sottratto dagli uffici dell’ Università di Berkeley in California: ora il portatile contenente i dati personali di ben 100.000 studenti è stato ritrovato. L’annuncio lo ha dato il management del prestigioso istituto accademico, che non ha però alcuna informazione sull’eventuale uso delle preziose informazioni in esso contenute.

La polizia locale, e nello specifico la squadra scientifica, ha riscontrato una formattazione del drive e l’istallazione di un nuovo sistema operativo. Queste operazioni, a detta degli esperti, hanno reso impossibile la determinazione dei comportamenti dei ladri: nessuna conferma, quindi, che i dati siano stati visionati o utilizzati in qualche modo.

“Niente nell’indagine della polizia fa supporre ad un vero e proprio furto di identità. Si tratterebbe di un semplice furto per ricettazione”, si legge sul comunicato ufficiale dell’Università, che peraltro non nega di brancolare nel buio .

Stando ad una ricostruzione della polizia riportata sul San Jose Mercury News , un diciottenne di San Francisco avrebbe venduto il portatile all’asta su Internet per 1600 dollari dopo averlo acquisto da una donna. L’11 marzo una donna dall’identità sconosciuta sarebbe stata vista allontanarsi dalla sede con un portatile sotto braccio: Shuki Alburati, il giovane accusato di ricettazione per il portatile, avrebbe acquistato la refurtiva il 14 aprile; iniziato l’asta il 19 aprile, e spedito il tutto il 22 aprile. In questo lasso di tempo potrebbe essere successo di tutto a quei dati , ma ovviamente almeno per ora tutte le istituzioni coinvolte sembrano essere intenzionate a ridimensionare l’accaduto.

“Da quando è avvenuto il furto la polizia del campus non ha riscontrato nessun tipo di sottrazione di identità o frode correlati all’elenco dei nominativi”, ha concluso il portavoce dell’università.

Il fenomeno dei furti di identità negli Stati Uniti è travolgente. Per quanto drammatico, quanto accaduto a Berkeley non è nemmeno paragonabile a quanto successo nei mesi scorsi con la società di gestione dei dati delle carte di credito, CardSystem Solutions, che ha ammesso a giugno la sottrazione dei dati riguardanti 40 milioni di utenti.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
19 set 2005
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