Il giorno del voto è arrivato. L’odierna seduta plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, infatti, avrà molti temi scottanti da affrontare con uno in particolare ad emergere come cruciale per gli anni a venire: si tratta della direttiva sulla riforma del copyright , testo fortemente osteggiato nelle settimane scorse e ciò nonostante giunto indenne alla puntata finale.
Nessuno stop in commissione, nessun ripensamento, nessun rallentamento: il testo della riforma si presenta alla plenaria con intatti quegli articoli 11 e 13 che hanno fatto gridare al pericolo per quel che potrebbero significare per il futuro della rete “per come la conosciamo”. In pericolo non c’è la rete in sé, né strutturalmente, né idealmente: in pericolo c’è il concetto di rete per come si è formato negli anni, quell’ispirazione di libertà che tra le maglie della legge potrebbe rapidamente soffocare. I due articoli in particolare potrebbero imporre una ” link tax ” (un espediente legale che andrebbe a vietare l’uso di poche righe di testo prelevate da contenuti altrui per fornire un link in cambio) o generare un sistema di filtro automatico nell’upload dei contenuti, qualcosa che porterebbe a priori, invece che a posteriori, il controllo sul caricamento online.
La protesta
Sebbene non tutti possano aver coltivato nel tempo la giusta sensibilità per poter comprendere l’impatto di questo intervento, dovrebbe destare quantomeno qualche perplessità il fatto che centinaia di tecnici, accademici ed esperti si siano schierati contro questo provvedimento, coadiuvati da centinaia di migliaia di messaggi di supporto inviati agli europarlamentari tramite la piattaforma #saveyourinternet. La direttiva sembra peraltro mettere virtualmente d’accordo anche due partiti distanti come PD e M5S (sebbene non tutte le posizioni siano chiare e trasparenti alla vigilia del voto) e il nostro paese, forte anche della sonora protesta del team Wikimedia, appare quindi come uno dei più schierati contro la riforma:
#CopyrightDirective
Qui vi spiego perché voterò contro e cosa penso degli articoli 11 e 13 ?? https://t.co/Y1yKVd3kwF #Copyright #SaveYourInternet pic.twitter.com/Aeg5aQqN5y– Daniele Viotti (@danieleviotti) 3 luglio 2018
Wikipedia Italia è ” oscurata ” da due giorni da una paginata che riporta i motivi della protesta e chiede a tutti di alzare la voce sul tema. L’iniziativa ha ricevuto il plauso di Jimmy Wales ed è stata adottata anche da altre divisioni europee dell’enciclopedia libera (Spagna, Portogallo e Polonia).
Pieno sostegno alla comunità italiana di #Wikipedia, la più grande enciclopedia online libera e gratuita, che ha deciso di oscurare le sue pagine internet per protesta contro la direttiva europea sul copyright. Un vero e proprio bavaglio alla libertà della Rete. #SaveYourInternet
— Vito Crimi (@vitocrimi) July 3, 2018
Luigi Di Maio ha schierato il Governo contro la riforma spiegando che l’Italia nel caso è pronta a non recepirla, mettendo così una parola chiara alla posizione del paese sul tema. Una petizione è stata inoltre creata su Change.org arrivando ormai a quasi 1 milione di firme indirizzate tutte alla Commissione Europea.
La richiesta
Va ricordato come da nessuna parte si chieda al Parlamento Europeo di bloccare la riforma del copyright: è opinione condivisa il fatto che non sia più adeguata e che necessiti di revisione. Quel che si chiede è che tale riforma venga rinviata e che se ne possano discutere alcuni passaggi che rischiano di essere cruciali per il futuro della Rete. Tutto quel che si chiede oggi è un voto oppositivo che blocchi l’approvazione del testo prima che possa far danni irreparabili, consentendo ai parlamentari ed alle commissioni di riesaminare alcuni aspetti controversi nel modo giusto e senza indebite pressioni.
Quel che si chiede è un rinvio dell’approvazione del testo, nella certezza per cui un’estensione del dibattito possa consentire alla ragionevolezza di venire a galla e rettificare alcuni aspetti scomposti inclusi nel provvedimento.
Quello che si chiede è che gli articoli 11 e 13 possano essere ridiscussi , rivalutati, riscritti. Senza approvare in tutta fretta una riforma che potrebbe cambiare in modo radicale, ed in senso negativo, i grandi spazi di libertà che la rete mette a disposizione dei cittadini europei.
UPDATE ore 10.20
Anche Matteo Salvini si schiera contro la riforma, con un video che si allinea alla presa di posizione di Luigi Di Maio dei giorni scorsi:
Oggi il Parlamento europeo potrebbe imporre nuove barriere, filtri e restrizioni alla rete, cercando di imbavagliare noi, ma sopratutto voi!
Viva Internet libero! E pieno supporto a #Wikipedia per l'azione di forza. #SaveInternet pic.twitter.com/sMXMH4zfWO— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 5, 2018
UPDATE ore 10.40
La posizione del PD appare tutt’altro che allineata al M5S, ma al tempo stesso divisa al proprio interno. Se la posizione di Daniele Viotti è in un tweet che esprime una posizione evidentemente personale, gli eurodeputati del Partiti Democratico sembrano andare invece in altra direzione:
La verità sul #Copyright #copyrightreform #copyrightDirective@pdnetwork pic.twitter.com/yfeB8nDcs5
— eurodeputatipd (@eurodeputatipd) July 4, 2018
Interessante è notare come anche i sindacati CGIL e UIL si siano sentiti in dovere di esprimere la propria opinione, schierata peraltro in favore della riforma e contro il movimento di quanti intendono opporsi al voto odierno:
Auspichiamo un voto favorevole del Parlamento Europeo sulla proposta di Direttiva sul Diritto d’Autore nel Mercato Unico Digitale, volta a colmare il “Value Gap” tra autori e artisti e chi vuol continuare a fare ingenti profitti svalutando il loro lavoro. (…) La dirompente innovazione tecnologica in atto in questi anni sta producendo un vero e proprio cambio di paradigma nel mercato del lavoro, e se non opportunamente governata rischia di bruciare in poco tempo professionalità e occupazione, favorendo una polarizzazione tra chi ha accesso ad un’alta formazione e chi no. L’unico settore che non dovrebbe risentire di questi cambiamenti è proprio quello dell’industria culturale, ma in questi anni, paradossalmente, è aumentato proprio il divario economico fra gli autori e gli artisti e chi utilizza a scopo commerciale il frutto del loro lavoro.
Secondo la CGIL, insomma, “appare irrinunciabile iniziare a spostare l’ago della bilancia in favore di chi produce i contenuti, attraverso una direttiva che ponga le basi per una serie di norme volte al riequilibrio dei guadagni e al superamento di un Value Gap davvero consistente”.