Nota per la spregiudicatezza con cui offre ai detentori dei diritti protezione e compensazioni, Rightscorp intende perseguire la propria missione con una soluzione automatizzata e dissuasiva nei confronti di chi venga colto ad abusare del diritto d’autore in Rete: impedire la navigazione a coloro che ignorino le notifiche di violazione e i solleciti di pagamento dei risarcimenti.
Il sistema, definito Scalable Copyright, si propone da anni come una “tecnologia di nuova generazione” sulla base della quale è possibile interagire con i cittadini della Rete con la mediazione del browser, recapitando loro notifiche di avvenuta violazione ad opera dell’indirizzo IP loro assegnato. Notifiche che si possono scansare con un clic fino al raggiungimento di “un dato numero e un dato periodo di tempo”, per poi assumere la forma di un blocco che impedisce la navigazione a meno che non si proceda al pagamento della somma richiesta per chiudere il procedimento.
Se nel 2013 Rightscorp riferiva di aver avviato delle trattative con i fornitori di connettività per mettere in azione questo sistema, prevedendo di implementarlo entro la prima metà del 2014, ora la mancata collaborazione degli ISP viene chiamata in causa come origine dei propri insuccessi finanziari.
Ma Rightscorp sostiene di poter coinvolgere i fornitori di connettività in questo meccanismo per tenere in ostaggio gli utenti Internet: la leva per ottenere la loro collaborazione sarebbe rappresentata dalla responsabilità indiretta che peserebbe sull’ISP che sia stato informato delle violazioni commesse da un suo utente. Il contenzioso in corso tra l’ISP statunitense Cox e la casa discografica BMG Rights Management LLC verte proprio su questa responsabilità e sulle deroghe previste per i fornitori di connettività, ed appare ancora lontano da una conclusione.
Quello che Rightscorp non spiega di Scalable Copyright, però, è come intende giustificare questo sistema di giustizia privata dal punto di vista dei diritti del cittadino che venga raggiunto dalla notifica che lo obbliga al pagamento, privandolo della connettività senza nemmeno garantirgli la possibilità di contestare di fonte alla giustizia l’accusa di una violazione commessa da un indirizzo IP .
Gaia Bottà