Roma – 500mila euro: questa la sanzione massima che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato può decidere di irrogare, questa l’entità della multa che ha disposto nei confronti di Vodafone e di Telecom Italia per aver proceduto alla rimodulazione dei piani tariffari di parte dell’utenza senza aver garantito nel contempo la trasparenza dovuta.
Le comunicazioni avevano raggiunto gli utenti nel mese di agosto del 2008, sia Vodafone che TIM avevano disseminato SMS per avvertire i propri utenti dei cambiamenti delle tariffe dei piani telefonici previsti per l’autunno. Se gli utenti meditavano forse di tornare ad affrontare la questione una volta che si fosse temperata la calura estiva, le associazioni di consumatori, ADUC e Altroconsumo in prima linea, si erano mobilitate tempestivamente. Avevano tracciato l’orizzonte dei cambiamenti che avrebbero investito i piani tariffari degli utenti, prevedendo aumenti che sarebbero potuti oscillare tra i 49 e gli 83 euro, avevano denunciato ad AGCom e ad AGCM lo scenario in cui maturavano le rimodulazioni.
Se gli operatori ribattevano , dichiarando di aver informato i propri utenti con la massima trasparenza e con un congruo anticipo, le due autorità avevano avviato indagini e procedimenti. Nel giro di pochi giorni, mentre le associazioni dei consumatori denunciavano ulteriori zone d’ombra dei futuri piani tariffari, l’Antitrust aveva diffidato i due operatori: avrebbero dovuto procedere a fornire ai propri clienti le informazioni necessarie ad una scelta consapevole e informata per poter esercitare eventualmente il diritto di recesso , così come previsto dal codice delle comunicazioni elettroniche . TIM e Vodafone si erano attivate per garantire una maggiore visibilità alle variazioni contrattuali, ma questo dispiegamento di forze non è apparso sufficiente al Garante.
Pubblicati nel bollettino del 16 febbraio, i provvedimenti che l’AGCM ha disposto nei confronti dei due operatori: per entrambi l’Authority chiede 500mila euro di multa .
Telecom Italia avrebbe offerto ai propri consumatori “un’informativa ambigua ed omissiva circa le caratteristiche della rimodulazione del piano tariffario e dei diritti riconosciuti all’utente”. Si tratta di una pratica ritenuta grave dall’Autorità che, oltre a ricordare come la manovra abbia investito un cospicuo numero di consumatori dalle caratteristiche sociodemografiche eterogenee, sottolinea che “l’obbligo di completezza e chiarezza delle informazioni veicolate si presenta particolarmente stringente; ciò anche in ragione dell’asimmetria informativa in cui versano i consumatori rispetto agli operatori di telefonia, da ricondurre tanto al proliferare di promozioni e tariffe quanto all’offerta di servizi sempre più evoluti sotto l’aspetto meramente tecnico”.
La stessa sanzione è stata prevista per Vodafone , che “ha proceduto ad una complessiva operazione di variazione dei piani tariffari, denominata dalla parte semplificazione , a partire dall’agosto del 2008, periodo di diffusione dell’SMS, con un mutamento in pejus delle condizioni economiche applicate ai consumatori”, comunicandola ai propri utenti con un SMS, caratterizzato, a parere dell’Autorità, da “un contenuto ambiguo ed omissivo circa le informazioni relative alla natura dell’operazione in atto ed ai diritti riconosciuti all’utente, tale da impedire al cliente interessato di assumere una conseguente decisione consapevole”. Nell’SMS non si accennava al diritto di recesso, né al costo di 16 centesimi di euro dello scatto alla risposta, né alla tariffazione a scatti anticipati della durata di 60 secondi e, specifica l’AGCM, non sono bastate le campagne a mezzo stampa e a mezzo Internet. Il Garante ha individuato nel comportamento dell’operatore una pratica commerciale scorretta e per questo motivo anche su Vodafone pende una sanzione pari a 500mila euro. In entrambi i casi gli operatori hanno contribuito a diffondere un atteggiamento di ” sfiducia generalizzata ” rallentando di conseguenza la crescita e l’evoluzione dei mercati.
Sia Vodafone che Telecom Italia si riservano di impugnare il provvedimento dell’Authority, nel tentativo di dimostrare la correttezza della propria condotta. Ma il presidente dell’AGCM Catricalà ritiene che l’analisi dell’Authority sia proporzionata: “Abbiamo ritenuto che sia stata una sanzione adeguata. Che adeguato sia il massimo della pena”.
I consumatori accolgono con favore l’intervento del Garante, ma sottolineano come la sanzione imposta ai due operatori non possa in alcun modo esercitare un effetto deterrente, né compensare il cittadino . “L’intervento dell’Antitrust dimostra la necessità urgente di introdurre la class action nel nostro Paese – avverte il presidente di Altroconsumo Paolo Martinello – L’istituto del risarcimento collettivo si adatterebbe perfettamente a casi come questi, dove, per tali pratiche commerciali scorrette, la multa acquista un significato formale e non restituisce alle migliaia di utenti le cifre incassate automaticamente dai gestori, senza che i consumatori avessero alcuna possibilità di essere informati e di scegliere”. ADUC ritiene che anche il massimo della sanzione sia “sempre troppo poco a nostro avviso rispetto al business illegale che ne è maturato a suo tempo”: si tratta, a parere dell’Associazione, di “importi che a loro converrà pagare perché molto inferiori rispetto al business che hanno già incassato e che difficilmente dovranno rispedire al mittente”.
Gaia Bottà