Lakeland è solo una delle 405 città statunitensi oggetto di un accordo siglato da Ring e le forze di polizia per il progetto Active Law Enforcement Map. Si tratta di un’iniziativa messa in campo al fine di sfruttare i dispositivi del brand, controllato da Amazon in seguito all’acquisizione dello scorso anno, per creare un sistema di videosorveglianza delle aree abitate.
Ring con la polizia di 405 città USA
Sulla questione è intervenuta oggi in via ufficiale l’azienda, anche per fare chiarezza sulle modalità con le quali è stato attuato il programma e per rispondere (o provare a farlo) alle domande inerenti la privacy. È stata condivisa una mappa interattiva che localizza i centri urbani interessati, con informazioni sull’ufficio di competenza e sulla data di attivazione del sistema.
L’intervento di Ring sul blog ufficiale fa riferimento a Neighbors Portal, una versione dell’applicazione Neighbors adattata in modo da rispondere alle esigenze delle amministrazioni cittadine, così da consentir loro ad esempio di diramare bollettini in caso di emergenza o avvisi riguardanti sicurezza e attività criminali. Gli enti possono inoltre chiedere l’accesso alle riprese video effettuate dai dispositivi installati nelle abitazioni, se necessarie al buon esito delle indagini.
Videosorveglianza, sicurezza e bonus
Se da una parte il comunicato della società ha il merito di confermare la portata e l’estensione dell’iniziativa, dall’altro fa ben poco per rassicurare coloro che legittimamente hanno manifestato dubbi e preoccupazioni. Il dito è puntato non tanto nei confronti della collaborazione tra Ring e le autorità, bensì sui presunti bonus promessi dal gruppo sia alle forze dell’ordine sia ai privati cittadini così da spingere l’adozione dei suoi dispositivi (come il videocitofono Video Doorbell Pro) e la condivisione delle informazioni catturate.
Si teme che possa essere innescato un effetto contrario a quello sperato: anziché innalzare il livello di sicurezza, c’è il rischio di generare una sorta di psicosi legata alla diffusione di falsi allarmi, con tutto ciò che ne consegue. Va poi detto che, sebbene i cittadini non siano obbligati a fornire l’accesso alle loro registrazioni, non tutti potrebbero sentirsi a loro agio nel rispondere negativamente alla richiesta giunta da pubblici ufficiali.