L’Italia è in ritardo sulle rinnovabili e pagherà questo ritardo molto caro. Il costo sarà elevato perché questo ritardo va a deflagrare sotto le pressioni di una guerra che per molti versi ha baricentro sul mondo dell’energia, con i prezzi di gas e petrolio alle stelle ed una necessità sempre più forte di elettrificare i consumi. Ma a quanto ammonta questo ritardo? La stima è quella di ANIE Rinnovabili (Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche di Confindustria): l’Italia è indietro di circa 70 anni.
Fotovoltaico, eolico, idroelettrico: il ritardo italiano
Il ritardo è misurato in termini di confronto ed il benchmark è duplice:
- gli obiettivi PNIEC 2020
- gli obiettivi FitFor55
Ad oggi è prevista una capacità di generazione annua stimata in 65GW, mentre gli obiettivi PNIEC indicano quota 95 GW e quelli FitFor55 indicano quota 125 GW. Ne consegue che, stimando un trend di produzione pari a 1GW/anno così come da attuale tasso di sviluppo delle rinnovabili nel nostro Paese, il ritardo accumulato è pari a 35 anni nel primo caso e 70 anni nel secondo.
Le tecnologie protagoniste del 2021 sono state il fotovoltaico e l’eolico. Rispettivamente, infatti, sono stati messi a dimora impianti per 936 e 427 MW, mentre sul fronte idroelettrico la crescita si è fermata ad appena 14 MW. Su quest’ultimo fronte manca sicuramente qualcosa, visto che le disponibilità in Italia non mancano di certo e l’idroelettrico è energia pulita, costante ed affidabile (a differenza di sole e vento, che non possono garantire continuità di produzione). Ferme al palo le bioenergie, addirittura in leggero calo, ma in prospettiva fondamentali per il superamento della dipendenza di gas dall’estero.
Lombardia, Puglia e Piemonte sono le tre regioni che hanno fin qui dimostrato maggior dedizione agli investimenti nel fotovoltaico. Nell’ultimo anno sono ancora queste tre le regioni più virtuose in termini di investimenti, ma Basilicata, Campania, Veneto e Sicilia allungano il passo per recuperare il terreno perduto.
Lo stallo delle rinnovabili stride con politiche che hanno consegnato l’Italia ad un eccessivo approvvigionamento di fonti energetiche dalla Russia e che per troppi anni hanno ignorato l’importanza di credere nell’energia pulita. Non si può piangere sul latte versato, tuttavia, e la guerra ucraina si tramuta facilmente in un appello alle installazioni ed agli investimenti per emancipare l’Italia (e l’Europa) dal giogo russo. Il messaggio è passato e Mario Draghi ha promesso impegno in tal senso: meno burocrazia, in primis, e incentivi agli investimenti, poi, potranno moltiplicare le installazioni annue e abbassare rapidamente il ritardo accumulato.
Se oggi installiamo 1 GW all’anno, l’obiettivo deve essere quello di arrivare ad 8 GW annui. In caso contrario gli obiettivi saranno mancati ed il costo sarà ancor più ingente.