Da che mondo è mondo non c’è previsione meteorologica che scandisca con assoluta certezza il repentino evolversi dei cambiamenti climatici. Nonostante i continui miglioramenti del settore e le recenti tecnologie alla base dei sistemi di riferimento, lo studio del comportamento atmosferico necessita, oggi più che mai, di enorme potenza di calcolo computazionale. Un progetto di ricerca condotto dal Lawrence Berkeley National Laboratory promette di sviluppare un supercomputer in grado di migliorare sensibilmente la simulazione dei modelli climatici .
Secondo Michael Wehner, ricercatore del laboratorio californiano, il comportamento atmosferico delle nuvole costituisce l’anello debole dello studio sulle variazioni climatiche. L’arretratezza di alcuni modelli atmosferici risiederebbe nell’approssimazione delle previsioni computerizzate basate su risoluzioni ancora troppo basse per essere precise. Il centro di ricerca ha quindi annunciato di voler sviluppare un nuovo tipo di computer , talmente potente da assicurare modelli di previsione molto più affidabili, riducendo così i margini di errore .
Nuovi modelli di previsione , basati su una scala di chilometri anziché di centinaia di chilometri , favorirebbero lo sviluppo di piani di intervento locale in grado di prevenire mutamenti climatici che causino fenomeni quali alluvioni o prolungati periodi di siccità, nonché monitorare il fenomeno del surriscaldamento del pianeta.
Il calcolatore in questione sarà centinaia di volte più efficiente di qualsiasi altro supercomputer , assicura John Shalf , altro scienziato appartenente al centro di ricerca. Egli sostiene che i costi elevati rappresentino l’ostacolo principale alla costruzione di questa tipologia di computer. Con la tecnologia attuale, un elaboratore elettronico capace di gestire simulazioni climatiche ad altissima risoluzione genererebbe costi per 150 milioni di dollari l’anno . Di qui la necessità di costruire un computer che sfrutti processori ottimizzati per il risparmio energetico, adottando un approccio simile a quello già sperimentato dall’industria dei dispositivi mobile. Shalf e i suoi collaboratori sperano di ottenere un elaboratore estremamente valido e dai costi energetici contenuti.
Sebbene il National Center for Atmospheric Research abbia già annunciato di utilizzare la potenza di calcolo dei supercomputer IBM per l’osservazione delle variazioni del clima, i ricercatori di Berkeley sostengono che il loro sistema tecnologico offrirà maggiori garanzie proprio sul versante energetico. Secondo quanto trapelato, questo mostro elettronico consisterà di 20 milioni di processing core .
Alessandro Lucarelli