Donald Trump ha annunciato dazi del 25% sulle importazioni di automobili, a partire dal 2 aprile, che si aggiungono a quelli di acciaio e alluminio. L’Unione europea aveva già risposto con dazi sui beni importati dagli Stati Uniti per una valore di 26 miliardi di dollari, ma ora potrebbe colpire i servizi offerti dalle Big Tech statunitensi.
Possibili aumenti degli abbonamenti
I dazi vengono solitamente applicati ai prodotti importati da paesi terzi. Le esportazioni dell’Unione europea superano nettamente le importazioni, quindi eventuali dazi sui beni importati dagli Stati Uniti non sarebbero sufficienti per eguagliare i dazi applicati da Trump alle importazioni dall’Europa. In ogni caso, le contromisure devono essere valutate attentamente per non danneggiare troppo l’economia del Vecchio Continente.
Ma l’Europa potrebbe sfruttare due “armi” a suo vantaggio. La prima è il regolamento UE 2021/167 che permette di sospendere i diritti di proprietà intellettuale e impedire alle aziende statunitensi di partecipare alle gare d’appalto della pubblica amministrazione (SpaceX non potrebbe offrire il servizio Starlink in Italia).
La seconda arma, nota come Anti-Coercion Instrument (ACI), rappresenta l’alternativa più potente. Si tratta di uno strumento che permette all’Europa di rispondere alle coercizioni economiche di paesi terzi. È possibile adottare una serie di contromisure, tra cui imposizione di dazi, restrizioni al commercio di servizi, restrizioni alle attività delle banche, revoca di brevetti e divieto di ottenere profitti da aggiornamenti software o streaming.
Queste misure, che dovrebbero essere approvate dagli Stati membri con maggioranza qualificata, comporteranno sicuramente svantaggi per i consumatori. Le Big Tech statunitensi potrebbero infatti aumentare i costi degli abbonamenti ai servizi. Forse è arrivato il momento di cercare alternative europee.