Roma – Non desta grande sorpresa il fatto che qualcuno tenti di approfittare della popolarità dei software di condivisione sulle reti del peer-to-peer per aggiustare la propria posizione finanziaria. E dunque è stata accolta con una certa freddezza la notizia secondo cui l’americana e traballante Brilliant Digital Entertainment ora rivendica a sé il brevetto sulle tecnologie di ricerca dei file in una rete peer-to-peer.
In particolare, la licenza “TrueNames” di cui parla Brilliant si riferirebbe alle tecnologie che consentono di individuare un file per i suoi contenuti e non solo per il suo nome o estensione.
In molti già conoscono le tecnologie Brilliant con il nome di Altnet : sono tecnologie che, per esempio, animano la rete fantasma collocata all’interno del celeberrimo software di condivisione KaZaa (ma non nella versione “leggera” KaZaalite) per distribuire contenuti e pubblicità. Brilliant sostiene a questo proposito che le tecnologie brevettate da Altnet, tra cui quella della “ricerca avanzata”, sono state date in licenza alla mamma di KaZaa, Sharman Networks, mentre vi sarebbero alcuni altri produttori di tecnologie di peering che ne fanno uso senza riconoscere le dovute royalty.
“Altnet – ha dichiarato in una nota il CEO dell’azienda Kevin Bermeister – è focalizzata sulle violazioni al brevetto TrueNames e riteniamo che molte delle applicazioni di peer-to-peer attive oggi siano in diretta violazione del brevetto”.
Va detto che Brilliant si trova in una situazione finanziaria considerata poco felice, al limite della bancarotta, e l’unico salvagente che finora ha avuto è stato proprio il rapporto economico con Sharman Networks alimentato dalla popolarità senza precedenti del software di peering distribuito da quest’ultima. Ma, come noto, Sharman Networks è inseguita dall’industria del disco e del cinema e, dunque, la posizione di Altnet-Brilliant sembra farsi di ora in ora più delicata.
A questo sembrano pensare i tanti che in queste ore stanno commentando le dichiarazioni di Brilliant, che sembra pronta a scagliarsi su aziende come Groove Networks e aprire un nuovo fronte di contese legali nel mondo del peer-to-peer, mai così centrale nella vita della rete e nell’interesse degli utenti.