Roma – Gentile Direttore, nonostante l’entrata in vigore della legge contro lo spam (ne avete parlato voi stessi, ad esempio qui ) questa mattina in ufficio mi sono imbattuto in una e-mail e in una rivista sorprendenti: nella mailbox ho trovato la piccata risposta di un funzionario di una società che mi aveva inviato spam e che avevo diffidato dal proseguire. In questa e-mail il signore in questione mi dice di avere spedito e-mail per conto di un servizio “a titolarità dell’Ente Provincia di Roma”.
Insomma, adesso anche lo Stato si mette a fare spam, contro le sue stesse leggi?
Sempre questa mattina, sulla scrivania ho invece trovato una rivista in carta patinata che allega un coupon per ordinare alcuni CDROM contenenti milioni di indirizzi e nella quale una giornalista (?) scrive, testualmente:
“(…) Ma allora, perché se la prima reazione di un utente che si sente vittima di spamming elettronico è quella di un enorme fastidio, che interesse possono avere le aziende a farsi conoscere in un modo che spesso irrita dei potenziali clienti? Dei trucchi ci sono.
Risulta psicologicamente efficace (scritto in grassetto, N.d.E.), ad esempio, invitare direttamente chi ha ricevuto la mail indesiderata a respingere, con una letterina di rifiuto, ulteriori invii. Si comincia così a creare un rapporto di complicità: l’azienda, a questo punto, può nuovamente utilizzare quell’indirizzo, ma solo per scusarsi per aver spedito del materiale non gradito.”
Insomma, non solo si danno consigli per invogliare le aziende a fare spam, non solo si dice che l’opt-out è legale, ma si istiga – conclamato lo spam – a reiterare l’invio di e-mail.
Quand’è che vedremo qualche azione concreta per arginare certi personaggi e certe pratiche? Vi ricordate una mia e-mail di qualche mese fa (che avete pubblicato )? Avevo parlato con un funzionario dell’Autorità Garante dei dati personali, e avevo scoperto che a fronteggiare lo spam italiano nel 2003 erano 5 persone.
Quanti saranno oggi? E che provvedimenti prenderanno nei confronti di riviste del genere e di enti pubblici che fanno spam?
Cordiali saluti.
Gentile Marco
non dev’essere facile il lavoro del Garante, preso tra ricorsi, provvedimenti e le pressioni del mercato con un organico e poteri che sono sostanzialmente ridotti. Mi auguro che denunciare questi comportamenti possa portare non solo a misure antispam più efficaci ma anche stimolare un dibattito in un settore industriale che ha un gran bisogno di trovare una dimensione, passami l’espressione, “etica”.
Credo che tutti si sia vittima di uno spam da tempo intollerabile, tanto più intollerabile se proviene da società italiane e arriva ad essere “suggerito” persino da testate giornalistiche italiane.
Un saluto, Paolo De Andreis