Rob-hot, macchine conturbanti

Rob-hot, macchine conturbanti

Toccare i robot può eccitare gli esseri umani: ricercatori di Stanford hanno indagato l'interazione tra gli uomini e il corrispettivo delle parti intime di macchine umanoidi
Toccare i robot può eccitare gli esseri umani: ricercatori di Stanford hanno indagato l'interazione tra gli uomini e il corrispettivo delle parti intime di macchine umanoidi

Toccare le “parti meno accessibili” di un robot umanoide può causare una reazione eccitante negli umani . A stabilirlo non è la trama trascurabile di un film per adulti, ma uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Stanford , i cui risultati completi sono stati presentati in Giappone alla sessantaseiesima conferenza dell’ International Communication Association .

L’esperimento in realtà partiva dalle basi più innocenti: un robot-androide senza alcuna somiglianza con gli esseri umani, nello specifico un NAO , se non nel numero di braccia, gambe, testa, busto e collo, chiedeva ai soggetti – chiamati ufficiosamente a partecipare ad un test sulle capacità vocali del robot e sulla comprensione del linguaggio – di indicare o toccare parti del suo corpo artificiale.

Gli scienziati californiani si sono tuttavia ritrovati a spiare dal buco della serratura in altro settore della scienza: quella comportamentale. Ed hanno così osservato che un tocco in una parte “intima” del robot (vale a dire il punto corrispondente ai genitali o ai glutei umani) provocava una risposta misurabile di eccitamento nei volontari umani.

Per quanto si tratti di un’eccitazione correlata probabilmente all’imbarazzo, è evidente come – calibrando il tutto con la teoria dell’ uncanny valley per non trovarsi proprio in territori inesplorati – tutte le previsioni della fantascienza relative ai robot spesso definiti “da compagnia” inizino ad avere un senso. E più in generale i risultati della ricerca sembrano poter aver conseguenze sia per i futuri lavori di robot-design o di interfacce utente, che per la teoria generale dei sistemi artificiali.

“Il nostro lavoro – spiega Jamy Li, uno dei ricercatori del progetto – mostra come i robot rappresentino una nuova forma di medium particolarmente potente: mostra che le persone rispondono ad essi in una maniera, per quanto primitiva, sociale”. Ciò significa che le “convenzioni sociali relative all’entrare in contatto con le parti private d qualcun altro si applicano anche alle parti del corpo di un robot”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
14 giu 2016
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