Dopo quattro anni di lavoro e ricerche RoboEarth è pronta a spiccare il volo con la prima dimostrazione pubblica presso l’ospedale di Eindhoven. L’ambizioso obiettivo è creare un cervello centrale unico, dal quale i robot possono attingere per apprendere nuove competenze e ampliare così il loro raggio d’uso e l’efficienza nella realizzazione delle varie mansioni.
Sfruttando i vantaggi dell’infrastruttura cloud chiamata Rapyuta , ogni robot si collega per effettuare l’aggiornamento e incamerare nuovi dati condivisi nel corso del tempo dagli altri robot. Un sistema semplice ed efficace, quindi, in cui i robot si aiutano tra loro scambiando informazioni ed esperienze. In tal modo si evita di dover programmare manualmente i nuovi comandi risparmiando tempo e denaro, affidandosi ai tre database dedicati a oggetti, ambienti e azioni.
Sviluppato in partnership tra ricercatori che operano in seno a Philips e quelli delle Università di Saragozza, Stoccarda, Zurigo, Monaco ed Eindhoven con il determinante finanziamento ricevuto dalla Cognitive Systems and Robotics Initiative , il progetto mira a superare il principale limite dei robot concepiti per assolvere poche e specifiche funzioni. “I cambiamenti che accadono ogni giorno nel nostro ambiente rendono spesso inutilizzabili azioni programmate in fase di sviluppo, mentre RoboEarth permette ai robot di imparare nuovi compiti dai propri simili”, spiega René Van de Molengraft, ricercatore e responsabile dell’iniziativa.
La prima sperimentazione sul campo è partita ieri in un ospedale di Eindhoven, dove quattro robot collaborano tra loro a sostegno dei pazienti. Gli assistenti virtuali si occuperanno non solo di aprire le scatole di pillole e servire uno sciroppo, ma anche di caricare la mappa della stanza per facilitare l’orientamento dei “colleghi”. Con RoboEarth verranno archiviate tutte le variabili che si intervengono quotidianamente in un ambiente ospedaliero, con i robot che ogni giorno saranno quindi capaci di svolgere nuove funzioni.
Alessio Caprodossi