Una delle teorie circolate in merito alla scelta di cedere Boston Dynamics maturata da Google nel 2017 (la società è passata prima a Softbank e poi a Hyundai) è quella legata all’aspetto dei robot sviluppati: in particolare Atlas, con la sua struttura antropomorfa, potrebbe aver fatto sorgere qualche dubbio sull’accoglienza riservata a questo tipo di tecnologia da parte del grande pubblico abituato a vedere automi ostili nelle pellicole fantascientifiche. E pensare che oltre a fare parkour sa anche ballare: nel video qui sotto la coreografia che lo vede impegnato con le unità Spot e Handle sempre messe a punto dal gruppo.
Gli auguri robotici di Boston Dynamics
Sulle note del brano “Do You Love Me?” dei Contours, già nella colonna sonora del film Dirty Dancing, sensori e attuatori vengono gestiti senza sbavature e tenendo il ritmo, con tanto di twist e qualcosa di molto simile alla Tecnica della Gru di Karate Kid. Buona visione.
L’obiettivo ultimo di Boston Dynamics non è certo quello di creare unità da esibire in tour sui palchi o nei video in streaming. Atlas, Spot e Handle (insieme a Pick che però ha meno libertà di movimento) sono destinati in primis all’ambito industriale e agli interventi nelle situazioni di emergenza, risultando comunque adattabili dalle terze parti ad applicazioni specifiche.
Ad ogni modo i timori di Google e della parent company Alphabet non sembrano del tutto ingiustificati, almeno stando a quanto si legge in queste ore sui social: sono molti a considerare i robot e soprattutto le loro abilità nel replicare le movenze umane piuttosto inquietanti. Un possibile spunto di riflessione per affrontare un aspetto importante legato all’intersezione tra automazione e intelligenza artificiale, a come gestire l’innovazione perché le cose non sfuggano di mano.