L’organizzazione Human Rights Watch (HRW) torna ancora una volta ad affrontare lo spinoso argomento dei robot killer , macchine automatiche che presto trasformeranno gli scenari di guerra con enormi implicazioni legali, morali e diplomatiche.
Nel nuovo rapporto Mind the Gap , l’organizzazione che si batte per i diritti umani ha lavorato assieme agli esperti della Harvard Law School per identificare le conseguenze derivanti dall’uso dei droni e dei robot killer – soprattutto per la mancanza di responsabilità in merito alle vittime delle nuove armi robotiche.
I robot killer sfuggono completamente al concetto di responsabilità personale, spiega il rapporto di HRW, e le leggi attualmente in vigore in ogni parte del mondo non prevedono che a pagare per gli eventuali crimini di guerra sia chi ha progettato, costruito o “acceso” quelle macchine assassine.
Anche se al momento non esistono, le macchine completamente automatiche saranno presto realtà e si troveranno in una posizione legale assolutamente ambigua: senza responsabilità, spiega il rapporto, non ci potrà essere deterrenza per i crimini futuri, compensazione per le vittime, condanna sociale per i criminali.
La ricerca, il finanziamento e lo sviluppo sui robot killer vanno messi al bando a livello internazionale, sostiene HRW, e per meglio promuovere questo obiettivo l’organizzazione ha già avviato una campagna sostenuta da più di 50 organizzazioni non governative.
Il nuovo rapporto di HRW arricchisce ulteriormente il dibattito sulle macchine assassine, una discussione in cui ovviamente non mancano i possibilisti – che considerano i sistemi di difesa autonomi un asset importante dal punto di vista militare – e chi, preso spunto dalla cinematografia sci-fi ( Humandroid ), pensa piuttosto a istruire l’Intelligenza Artificiale del futuro molto prima che l’IA imbracci fucile e armi laser.
Alfonso Maruccia