Lo studio AI, Robotics, and the Future of Jobs ha cercato di fotografare il futuro dell’economia e della società in conseguenza dell’atteso sviluppo della robotica e delle intelligenze artificiali.
Si tratta dell’ultima ricerca condotta dal PEW Research Center che ha chiamato a partecipare ai suoi sondaggi 1.896 volontari, identificati come esperti nel campo della ricerca, della tecnologia e tra coloro che sono stati già protagonisti di previsioni relative al futuro di Internet. Tra di essi Vint Cerf, vicepresidente ed Internet evangelist di Google, Jonathan Grudin, principale ricercatore di Microsoft, lo scrittore John Markoff, Jari Arkko di Ericsson, l’ex funzionario UE Christopher Wilkinson, Tom Standage, digital editor dell’Economist e Mark Nall della NASA. Insieme hanno cercato di tracciare un quadro caratterizzato da una presenza sempre più diffusa della robotica e dell’intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni : il sogno e l’incubo della fantascienza, che negli ultimi anni sta diventando sempre più realtà.
Così, avendo come prospettiva l’ orizzonte temporale del 2025 , hanno immaginato l’influenza nella quotidianità delle macchine che si guidano da sole, delle intelligenze artificiali capaci di svolgere compiti online per le persone e dei robot. Nonché le conseguenze questi sviluppi possono avere per le industrie (da quella sanitaria a quella dei trasporti), per l’occupazione e di conseguenza per l’economia in generale.
Gli esperti, tuttavia, si sono divisi a metà su quali siano le conseguenze di tutto questo.
Secondo il 48 per cento degli intervistati questi sviluppi avranno un impatto notevole sui posti di lavoro: saranno più quelli distrutti rispetto a quelli creati e questo comporterà un aumento delle disparità sociali e la costituzione di una società polarizzata. Un’immagine tipica delle distopie della fantascienza.
Secondo il restante 52 per cento, invece, saranno di più i lavori creati: merito dell’ingegnosità umana e della naturale evoluzione che già è stata messa alla prova in seguito alle prime rivoluzioni industriali.
Entrambi i gruppi concordano , in ogni caso, nel ritenere inevitabile una trasformazione dell’attuale organizzazione sociale, nonché sulla possibilità che ad essere riscritti saranno anche gli attuali confini politici, sempre più segnati dalla trasformazione economica.
Claudio Tamburrino