Roma – Per la prima volta un registro considerato un punto di riferimento per l’antispam, ROKSO, ha listato una società italo-britannica gestita da italiani. Si tratta della Bluego Limited, nome già finito sotto i riflettori perché legato ad alcuni diffusi dialer (vedi anche Chiara, grazie per quella password ) e all’inserimento della società nel celebre database antispam SPEWS .
Il listing di ROKSO avviene, come spiegano i gestori stessi del registro, quando quelle che vengono definite senza mezzi termini spam gangs vengono buttate fuori dai provider internet per almeno tre volte. Si tratta, dunque, di un database che tende a raccogliere gli spammer più accaniti o, almeno, quelli che non sono riusciti a trovare provider compiacenti per far giungere sulla rete le proprie email non richieste.
Secondo ROKSO a spingere Bluego sulla via dello spam sarebbe la necessità di promuovere i dialer che sarebbero gestiti da Bluego e dalla sua rete di webmaster affiliati. “Questa gang – scrivono quelli di ROKSO parlando di Bluego – lavora dall’Italia centrale ed è una delle più attive. Trasmettono il loro spam sequestrando proxy e falsificando gli header delle email, colpendo in particolare indirizzi italiani. I webmaster affiliati mantengono i siti e producono i testi dello spam mentre Bluego si occupa dell’infrastruttura di spedizione e ne raccoglie i frutti. Agli affiliati va il 50 per cento delle entrate di Bluego”.
Secondo ROKSO “si tratta di una massiccia truffa di grande spessore economico. Non è una coincidenza che l’hosting di questi siti non sia in Italia né all’interno dell’Unione Europea”.
“Riteniamo – spiegano quelli di ROKSO descrivendo le società listate nel proprio registro – che questi spammer siano responsabili per il 90 per cento dello spam che circola su Internet”. “L’esistenza di record su questi spammer, sui loro alias, sulle loro procedure e la loro storia – spiega ROKSO – è una informazione vitale per il settore degli Internet Service Provider”. ROKSO, proprio come accade con numerosi altri gestori di servizi antispam, fornisce infatti ai provider un punto di riferimento continuamente aggiornato sulle minacce spam, informazioni che consentono agli ISP di aggiornare le proprie tabelle e servizi per ridurre o cercare di contenere la quantità di email immondizia che viene spedita agli abbonati.
La differenza con altri registri antispam, che fa di ROKSO un listing particolarmente utile, viene spiegato dagli stessi gestori del registro: “Le aziende che fanno spam non finiscono per sbaglio in ROKSO. Per subire la terminazione di tre contratti con i provider per abusi da spam occorre essere spammatori professionali”. “Significa – spiegano – che lo spammer è un industriale del settore che considera i provider esclusivamente quali risorse a perdere”. “Nessun provider con un pizzico di buon senso – concludono – consentirebbe agli spammer su ROKSO di accedere alle proprie reti”.
Sebbene sia probabile che il listing di ROKSO possa ostacolare le attività degli spammer è anche certo che gli espedienti per aggirare almeno in parte le barriere antispam siano numerosi. Inoltre se per sei mesi nessuna nuova segnalazione arriva a ROKSO, il database automaticamente cancella il record dei soggetti considerati spam gang.
Nei prossimi giorni Punto Informatico conta in ogni caso di poter pubblicare su queste pagine anche l’opinione di Bluego Ltd su tutta la vicenda.