La Russia considererà un atto di guerra ogni cyberattacco attuato nei confronti delle proprie infrastrutture satellitari. Ad affermarlo è Dmitry Rogozin, il direttore generale di Roscosmos, l’agenzia spaziale di Mosca. Riportiamo la sua dichiarazione in forma tradotta.
Voglio avvisare tutti coloro che ci stanno provando, che è essenzialmente un crimine e che in quanto tale dovrebbe essere punito duramente. Disabilitare un gruppo di satelliti appartenente a qualsiasi paese è generalmente un casus belli, un motivo per andare in guerra. Ci metteremo alla ricerca dei responsabili che lo hanno organizzato. Invieremo tutto il materiale necessario al servizio di sicurezza federale, al comitato investigativo e all’ufficio del procuratore generale, per l’avvio dei procedimenti penali.
L’agenzia spaziale Roscosmos nel mirino di NB65
Tra le molte prese di posizione che giungono da fonti vicine al Cremlino nei caotici giorni del conflitto in Ucraina, questa risulta di particolare interesse, poiché all’inizio della settimana il gruppo Network Battalion 65 affiliato ad Anonymous ha dichiarato di aver compromesso e messo offline alcuni server gestiti dall’agenzia spaziale russa (notizia smentita dai diretti interessati), dandone testimonianza via Twitter.
Non ci fermeremo finché non smetterete di sganciare bombe, uccidere civili e tentare l’invasione.
We won't stop until you stop. pic.twitter.com/Cy1kiAN0bc
— NB65 (@xxNB65) March 1, 2022
Lo stesso Rogozin ha chiesto precise garanzie a OneWeb. La società britannica potrà continuare a utilizzo i razzi Soyuz per portare in orbita i propri satelliti (formeranno una costellazione per la connettività) solo se non saranno in alcun modo impiegati con finalità militari. Intanto, i prossimi lanci in programma sono stati sospesi in via precauzionale.
La guerra in Ucraina è iniziata con un attacco informatico e prosegue con le stesse modalità su un piano parallelo a quello che vede l’avanzata delle truppe russe nel territorio. Kiev ha trovato, in modo forse insperato fino a prima che deflagrasse il conflitto, l’appoggio sia di gran parte della comunità hacker sia delle Big Tech.