Ross Ulbricht va a processo, e il dibattimento si infiamma quasi subito: l’uomo accusato di essere il gestore di Silk Road è un vero e proprio signore della droga e va incarcerato a vita, sostiene l’accusa; Ulbricht è solo un idealista che conduce una vita frugale e si è trovato in un gioco più grande di lui, ribatte la difesa.
Il legale che assiste il presunto boss del famigerato marketplace telematico della droga ha riferito che l’unica responsabilità di Ross Ulbricht è quella di aver creato Silk Road , un “esperimento economico” avviato nel 2009 e poi lanciato ufficialmente per gli utenti di Tor due anni dopo.
Dopo aver avviato la piattaforma, però, Ulbricht avrebbe passato le redini a qualcun altro perché la sua gestione si sarebbe rivelata essere troppo stressante: lui non è e non è mai stato il famigerato Dread Pirate Roberts, ha sostenuto l’avvocato di fronte alla giuria.
Per la difesa le accuse della procura non hanno senso: Ulbricht conduceva una vita sin troppo spartana per essere un milionario arricchito dalle commissioni sulle transazioni di Silk Road, e di certo non era un “boss della droga senza scrupoli” capace persino di orchestrare sei omicidi per difendere il business della droga su Tor.
In attesa di conoscere il destino di Ross Ulbricht, una rediviva versione di Silk Road abbandona Tor – dove le acque non sono più sicure – e prova a ripartire per mezzo del software I2P , una piattaforma che fornisce servizi di navigazione Web, chat e trasferimento file teoricamente ancora più sicura della rete a cipolla. Oltre all’uso di I2P, la novità principale consiste nel fatto che ora il marketplace accetta criptomonete virtuali alternative a bitcoin (dogecoin, anoncoin) e incassa l’1 per cento di commissione sull’eventuale conversione in BTC.
Alfonso Maruccia