Ravshan “Ronnie” Usmanov, un ragazzo australiano di 20 anni, è stato condannato a sei mesi di carcere per aver postato su Facebook delle foto che ritraggono la sua ex-fidanzata nuda. Si tratta della prima condanna legata al mondo dei social network in Australia e una delle poche al mondo.
Tre mesi dopo essere stato lasciato, Usmanov ha pubblicato sul sito in blu sei foto che mostrano chiaramente le parti intime della sua ex. Subito dopo, avrebbe mandato un messaggio all’interessata per avvertirla del gesto: “Alcune delle tue foto sono ora su Facebook”. La donna ha richiesto l’immediata cancellazione degli scatti incriminati e, ricevuto un secco “no” di risposta, ha chiamato la polizia. Alla domanda degli agenti sul perché avesse compiuto una simile azione, il ragazzo ha risposto: “Lei ha ferito me e questo era l’unico modo che avevo per ferire lei”.
L’avvocato di Usmanov, Maggie Sten, ha sostenuto in tribunale che il suo assistito non ha commesso un grave reato , ha agito così perché “sconvolto” e ha chiesto scusa per il suo gesto irrazionale. “Cosa potrebbe esserci di più grave? – ha risposto per le rime il magistrato, Jane Mottley – Una volta che le foto sono sul Web e sopratutto su Facebook acquistano una visibilità mondiale”. Non solo. Mottley ha sostenuto che “danni incalcolabili possono essere fatti alla reputazione di una persona da irresponsabili pubblicazioni di informazioni attraverso Facebook”. Inoltre c’è una “reale necessità” nello scoraggiare questo tipo di reati.
Insomma, la vendetta si è spostata sui social network. Secondo gli esperti di privacy, il caso Usmanov è solo la punta dell’immenso iceberg dei reati online che raramente vengono perseguiti . Eppure con questa sentenza qualcosa sembra essersi mosso: un altro caso simile avvenne due anni fa in Nuova Zelanda, quando Joshua Simon Ashby venne condannato a quattro mesi di carcere per avere, anche lui, pubblicato su Facebook le foto della ex-fidanzata nuda.
Gabriella Tesoro