Le autorità del Michigan hanno formalmente accusato di frode postale e riciclaggio di denaro Nicholas Arthur Woodhams, salito agli onori della cronaca per aver ottenuto indebitamente e rivenduto circa 9mila iPod Shuffle. Il giovane era stato già denunciato in precedenza da Apple, poiché aveva abusato del termine Pod nei siti relativi alla sua attività. Le nuove accuse lo vedono implicato in una complessa truffa ai danni dell’azienda, incentrata sul sistema di player di cortesia utilizzato dal produttore californiano.
Il raggiro ai danni di Apple sarebbe avvenuto tra il marzo del 2006 e l’ottobre del 2007. Per ottenere i dispositivi l’uomo, titolare di un’attività di riparazione, ha messo su un piano quasi perfetto: secondo le autorità, l’indagato avrebbe indovinato l’esatto numero di serie relativo a circa 9mila esemplari in commercio. Quindi, Woodhams ha puntato alle politiche dell’azienda di Cupertino in materia di assistenza dei clienti: Apple garantisce infatti l’invio di un nuovo dispositivo in sostituzione di un esemplare difettoso, il tutto ben prima di ricevere il device fallato.
Per godere di questo diritto, l’azienda richiede al cliente il numero seriale del dispositivo, un indirizzo valido, nonché un numero di carta di credito sulla quale viene addebitato in maniera fittizia una cifra pari a un dollaro, utile a verificare la validità della carta. Una precauzione necessaria poiché, trascorsi i 10 giorni utili a far recapitare all’azienda il player da riparare, questa accredita l’intero prezzo del dispositivo sulla carta di credito. In questo caso, Woodhams ha mandato migliaia di richieste di sostituzione all’azienda utilizzando una carta di credito prepagata per soddisfare le garanzie preventive dell’azienda, vanificate dal momento che ogni tentativo di riscossione da parte di Apple veniva sistematicamente rifiutato.
Stando alla ricostruzione , nessuno degli esemplari sarebbe tornato indietro all’azienda che, nel contempo, aveva già provveduto ad inviare gli esemplari sostitutivi. Il cui destino è sembrato da subito ben chiaro: essere venduti. Woodhams ha infatti messo su un vero e proprio business basato sulla rivendita dei dispositivi che, in breve tempo, hanno invaso il mercato soprattutto per via del prezzo più che scontato offerto dall’uomo e dai suoi colleghi: molti dispositivi sarebbero stati acquistati online da ignari clienti ad un prezzo pari a 49 dollari, ben 30 in meno del prezzo originale imposto da Apple.
Il nome dell’uomo era già noto negli ambienti di Cupertino dal momento che egli aveva utilizzato per il nome della sua attività il termine Pod che, come noto, è marchio registrato dall’azienda di Cupertino, la quale è disposta a difenderlo in tutte le maniere possibili . Secondo alcune stime, Woodhams avrebbe ricavato un profitto pari a oltre 400mila dollari mentre, secondo Apple, il suo operato ha causato danni pari a circa 75 mila dollari.
Sulla vicenda persiste un alone di mistero, legato in primis al metodo impiegato dall’uomo per ottenere i numeri seriali dei dispositivi. Secondo la difesa, tali numeri sarebbero stati indovinati eseguendo numerosi tentativi che avrebbero portato l’uomo ed alcuni suoi dipendenti ad individuare la composizione di ciascun codice seriale, dal quale è possibile evincere caratteristiche fisiche e funzionali del prodotto. Inoltre sembra curioso che il fatto sia venuto alla luce solo dopo che un numero cospicuo di dispositivi era sparito: di certo altre indicazioni in materia si avranno con il proseguire delle indagini. Per il momento, l’azienda di Cupertino ha rifiutato di lasciare qualsiasi commento.
Vincenzo Gentile