Los Angeles (USA) – In un periodo nel quale si moltiplicano i furti di dati personali, dagli Stati Uniti arriva non senza destare sensazione una sorprendente ammissione dell’ Università di Berkeley : lo scorso 11 marzo un portatile è stato rubato e al suo interno si trovavano i dati personali di quasi 100mila persone .
Come possa una prestigiosa istituzione americana conservare tanti dati così importanti in un computer facilmente asportabile è un mistero che per il momento rimane irrisolto. Ma la notizia è confermata : la polizia, in accordo con l’Università, non ha divulgato la notizia nei giorni immediatamente successivi al furto perché sperava di rientrare in possesso del portatile e di arrestare il colpevole. Cosa che non è accaduta: l’ateneo ha quindi dovuto rendere noto l??incidente?, come previsto dalla legge della California.
Quei 100mila nominativi sono di studenti dell’Università in massima parte, ma anche di docenti ed ex accademici, persone delle quali sono riportate nel notebook nomi e cognomi, indirizzi, date e luoghi di nascita, numeri di Social Security ed altre informazioni che potrebbero indurre il loro uso fraudolento .
L’amministrazione dell’ateneo ha fatto sapere di avere intenzione di contattare ogni singola persona che ha avuto a che fare con lo strumento e ha cercato di gettare acqua sul fuoco spiegando che per ora non ci sono evidenze che quei dati siano stati utilizzati da qualche “artista della truffa”, come chiamano da quelle parti i criminali che sfruttano le informazioni personali delle loro vittime. Ma le evidenze potrebbero arrivare anche tra settimane, mesi e persino anni…
“L’Università – ha spiegato un portavoce – è sinceramente dispiaciuta per quanto accaduto e sta adottando le necessarie procedure per migliorare la sicurezza per il futuro”. Ma la situazione è pesante per l’ateneo, soprattutto considerando che quanto accaduto arriva in un periodo assolutamente bollente per il furto di dati personali negli Stati Uniti. Nel corso dell’ultimo mese sono stati sottratti dati di almeno 250mila persone da varie aziende ed organizzazioni statunitensi.
Per Berkeley il colpo è doppiamente pesante . Lo scorso autunno, come si ricorderà, un cracker era penetrato nei sistemi dell’Università catturando i dati di quasi 1,4 milioni di californiani che si trovavano in quella sede per uno studio che veniva condotto dai ricercatori per conto dell’amministrazione pubblica.
Uno smacco per l’Università, ora aggravato dal furto del portatile, che a sentire l’ateneo non dispone di un accesso cifrato ai dati ma soltanto di una password che deve essere inserita all’accensione. La speranza della polizia è che il ladro possa essere stato più interessato all’oggetto in sé che ai dati che contiene.