È stata depositata una denuncia per il caso delle app che accedono, all’insaputa degli utenti, alle loro rubriche: sul banco degli imputati Path, Facebook, Twitter, Apple e altre 14 aziende ICT .
Il caso è nato con l’ accesso non autorizzato dell’app del social network Path ai contatti dei suoi nuovi utenti : come se fosse stato scoperchiato il vaso di Pandora, ricerche hanno poi evidenziato come anche altre app attive su iOS indulgessero nella stessa pratica e quindi Apple si è vista coinvolta nella vicenda.
Oltre a non chiedere in alcuni casi il permesso esplicito agli utenti per accedere alle rispettive rubriche, le app incriminate mancano di adottare cautele minime nell’armeggiare con tali dati : a preoccupare, in particolare, il mancato utilizzo di sistemi di cifratura.
Così, Apple si era sentita in dovere di intervenire e aveva ribadito che le sue linee guida già proibiscono alle applicazioni di accedere a qualsiasi informazione appartenente agli utenti senza prima ottenere il consenso, ma che in ogni caso lavorerà “per migliorare il sistema, così come abbiamo già fatto con i servizi di geolocalizzazione ed ogni app che intende aver accesso ai dati dei contatti avrà bisogno del permesso esplicito degli utenti nelle sue future versioni”.
Ciò, tuttavia, non è bastato a tenerla fuori dalla denuncia conseguente per violazione di privacy , né tantomeno ad ammansire i deputati del Congresso statunitense Henry Waxman e G.K. Butterfield, che le avevano già scritto chiedendo spiegazioni sull’episodio e che si sono detti insoddisfatti delle riposte finora ottenute: anche per questo hanno chiesto un incontro con Cupertino per parlare di privacy.
Ad essere chiamate in causa nella causa, invece, oltre a Path e Apple, sono Facebook, Twitter, Beluga, Yelp, Burbn, Instagram, Foursquare Labs, Gowalla, Foodspotting, Hipster, LinkedIn, Rovio Mobile, ZeptoLab, Chillingo, Electronics Arts e Kik Interactive, tutte accusate di aver “surrettiziamente raccolto, caricato illegalmente e rubato dati della rubrica degli indirizzi del proprietario senza la conoscenza del proprietario o il consenso” e rischiando di trasformarli, in assenza di misure di cifratura ad hoc, in “trasmissioni radiofoniche esposte pubblicamente, all’insaputa degli utenti, al mondo intero”.
La denuncia è stata depositata da 11 utenti iPhone e due proprietari di dispositivi Samsung Android presso la corte distrettuale del Texas e chiede l’interruzione delle pratiche “eccessive e illegali” e i conseguenti danni finora causati, calcolati in una cifra compresa tra i 60 centesimi e i tre dollari a contatto.
Claudio Tamburrino