Da un paio di giorni, si moltiplicano le segnalazioni provenienti dalla Russia, da parte di chi non sta riuscendo a utilizzare i servizi VPN. La ragione è da ricercare in una decisione presa dal Cremlino e attuata da Roskomnadzor. Per chi non ne fosse a conoscenza, si tratta dell’ente che, nel paese, si occupa di monitorare e regolamentare le comunicazioni.
Così la Russia sta bloccando le VPN
La conferma è stata affidata alle pagine dell’agenzia locale TASS, la riportiamo di seguito in forma tradotta. Ricordiamo che l’impiego delle Virtual Private Network da parte dei cittadini russi è letteralmente esploso (+5.300%) dall’inizio della guerra in Ucraina. Questo tipo di tecnologia consente infatti di accedere a fonti di aggirare le censure e accedere a fonti di informazioni straniere. Lo stesso vale per social network come Facebook e Instagram messi al bando da Mosca.
In conformità con la nostra legge sulle comunicazioni, aggirare il blocco di contenuti illegali è considerato un pericolo. Il centro per il monitoraggio e il controllo delle reti pubbliche per le comunicazioni ha attuato misure per limitare l’operatività dei servizi VPN in violazione della legge russa.
Non si tratta di una mossa del tutto inedita. Già a metà marzo, a solo un paio di settimane dall’inizio del conflitto, Alexander Khinshtein (Presidente del Comitato della Duma di Stato) ha dichiarato di aver provveduto al blocco di decine di Virtual Private Network. Quanto deciso nei giorni scorsi può dunque essere interpretato come un ennesimo giro di vite.
Il perché della crociata del Roskomnadzor
Tra i servizi colpiti, stando a quanto al momento reso noto, figurano NordVPN (che tra le altre cose non gestisce alcun server nel paese), Proton VPN, il tool Lantern e quello di Outline.
Il motivo è presto spiegato. Attraverso questi strumenti, la popolazione riesce a bypassare i blocchi imposti dal Cremlino, comunicando con chiunque e qualunque parte del mondo senza restrizioni o timori inerenti all’attività di monitoraggio. Alcuni dei provider appena citati, non appena scoppiata la guerra in Ucraina, hanno inoltre deciso di rendere disponibili gratuitamente le loro piattaforme ai giornalisti e ai cittadini russi. Così facendo ha fornito loro un aiuto utile a tutelare privacy e libertà di informazione.