Gli eventi che stanno coinvolgendo la Russia in queste settimane preoccupano quanti, maggiormente informati sulla caduta reputazionale del Paese agli occhi del mondo, lavorano nel mondo dell’innovazione. Le conseguenze non hanno tardato a riverberarsi sul Paese e le cifre scaturiscono direttamente da un report interno della Federazione Russa: l’esodo è già iniziato ed è destinato a proseguire con flussi sempre più massicci.
La Russia, insomma, rischia di perdere del tutto una intera generazione di talenti. Secondo quanto rivelato dai vertici della Russian Association for Electronic Communications, infatti, già 70 mila lavoratori del settore avrebbero lasciato il Paese in cerca di nuova sistemazione: la maggior parte avrebbe già trovato nuova occupazione nei paesi baltici, altri si sarebbero spostati in Kazakhstan, Armenia o Georgia invertendo un flusso che prima portava i giovani verso la più agiata Russia.
Fuga dalla Russia
Nel giro di pochi mesi tutto è cambiato: la guerra ha portato a restrizioni che cambiano il tenore di vita, il regime ha fatto capire che tipo di controllo intenda avere sul Paese e per i più giovani restare è diventato un progetto di vita poco appetibile. Il report spiega che se l’esodo non è stato più massiccio è soltanto perché gli spostamenti sono diventati complessi ed i costi proibitivi, scoraggiando così partenze più massicce: si prevede che ulteriori 100 mila lavoratori del mondo tech possano abbandonare la Federazione già entro il solo mese di aprile, determinando pertanto un’emorragia clamorosa ai danni delle potenzialità del sistema complessivo.
Vladimir Putin non aveva probabilmente calcolato anche questa variabile di uno scacchiere ormai impazzito: il Cremlino si è affrettato ad annullare la tassazione per i lavoratori del comparto, sperando di trattenere quanti guardano all’estero per il proprio futuro, ma la misura non sembra aver sortito risultati. Troppo pesante il giogo della censura, troppo leggere le promesse di ripartenza economica, troppo grave l’ombra dell’invasione in Ucraina: bisogna andarsene ora, prima che i confini diventino il limite estremo alle proprie ambizioni.
In molti casi la fuga è un tentativo di sopravvivenza vero e proprio, spostando il baricentro delle proprie attività oltre i confini così da poter far sopravvivere le proprie realtà ed evitare che l’essere russi possa trasformare l’imprenditoria in un fallimento inevitabile. La morsa internazionale contro Putin, insomma, trova un alleato in più e molti Paesi confinanti potranno avvantaggiarsene offrendo ospitalità alle migliori risorse in fuga dalla Federazione.