A poche settimane di distanza dalle elezioni che hanno rinnovato la composizione del Parlamento Europeo, da Bruxelles giunge un report sul tema della disinformazione che fa riferimento all’attività condotta sui social network da non meglio precisati soggetti ritenuti vicini alla Russia con l’obiettivo di influenzare i cittadini del vecchio continente chiamati alle urne. Una dinamica simile a quella già registrata negli Stati Uniti in concomitanza con le Presidenziali 2016 che hanno portato Donald Trump alla Casa Bianca.
La Russia, i social e le Elezioni Europee
Al comunicato il compito di fare il punto sulle iniziative fin qui messe in campo al fine di contrastare il fenomeno, sull’efficacia delle misure attuate e sugli aspetti che ancora presentano margini di miglioramento. Il passaggio che reputiamo di maggior interesse è quello in cui si fa esplicito riferimento alle attività intercettate sulle piattaforme online nel periodo che ha visto accendersi il dibattito legato alla campagna elettorale prima che i residenti negli stati membri fossero chiamati a esprimere il proprio voto.
Si parla di interferenze perpetrate con lo scopo di spingere il tasso di astensione (l’affluenza registrata è stata pari al 50,95%, +8,34% rispetto al 2014) e di polarizzare le opinioni su temi delicati come immigrazione o sovranità. Qualcosa suona familiare?
… le prove raccolte mostrano un’attività continuativa e prolungata da parte di fonti russe, finalizzata ad abbattere la percentuale dei votanti e a influenzarne le preferenze. Riguardano un ampio spettro di argomenti, dal mettere in discussione la legittimità democratica dell’Unione all’innescare dibattiti pubblici divisivi su temi come l’immigrazione e la sovranità.
Disinformazione e politica, non solo Russia
Bruxelles, pur senza citare direttamente nomi, cognomi, partiti o movimenti (ognuno potrà farlo da sé), bacchetta alcuni politici nazionali che nel tentativo di guadagnare le simpatie e le preferenze degli elettori sono soliti adottare metodologie di linguaggio e tecniche comunicative ritenute in linea con quelle etichettate come disinformazione.
Questo conferma come le campagne di disinformazione attuate da realtà legate o non legate a uno stato costituiscano una minaccia per l’Unione Europea. È in atto un trend che vede soggetti promuovere visioni estremiste e polarizzare il dibattito locale, anche attraverso attacchi non fondati all’UE. I protagonisti della politica nazionale spesso adottano questo approccio e gli stessi metodi di esposizione degli argomenti impiegati dalle fonti russe in questione per puntare il dito nei confronti dell’Europa e dei suoi valori.
Stando al report, le pratiche riconducibili al territorio della disinformazione identificate nel corso dell’ultimo periodo e attribuite a fonti russe sono salite da 434 nel gennaio 2018 a 998 nel gennaio 2019. Si cita anche l’impiego delle immagini relative all’incendio di Notre-Dame per sostenere tesi legate a un declino dei valori cristiani ed europei. In quel caso anche gli algoritmi di YouTube hanno fatto registrare un inciampo.