La Duma ha approvato la cosiddetta “legge Yarovaya”, proposta della seguace putiniana Irina Yarovaya che prende di mira il terrorismo online e crimini correlati prevedendo sentenze più dure, collaborazione forzata dei provider di rete e più in generale una serie di novità che le associazioni che si battono per i diritti digitali (e non solo) non esitano a definire liberticide.
La legge Yarovaya include l’introduzione del crimine di mancata comunicazione di informazioni riguardanti il terrorismo, l’obbligo per i fornitori di servizi di collaborare con le autorità nella decodifica dei messaggi cifrati , l’incremento della pena per i comportamenti “estremisti” (da quattro a otto anni di galera) e l’aumento dei tempi di conservazione dei metadati sulle comunicazioni scambiate online.
La nuova proposta è ben avviata verso l’approvazione finale e la ratifica definitiva da parte dello “zar” della nuova Russia Vladimir Putin, e apparentemente ha già subito un processo di scrematura con l’eliminazione delle misure più draconiane come il potere di revoca della cittadinanza russa assegnato alle autorità di Mosca.
Anche nella sua nuova forma, in ogni caso, la legge Yarovaya suscita forti polemiche fuori e dentro i confini russi: i provider si lamentano delle conseguenze soprattutto economiche delle nuove norme, con l’obbligo di archiviare una quantità di dati 100.000 volte superiore al passato e un costo stratosferico (circa 30 miliardi di euro) che azzererà i profitti.
Critico sulla legge Yarovaya è anche Edward Snowden, il motore del Datagate che pure in Russia ha trovato un temporaneo rifugio dalla furia persecutoria delle agenzie segrete americane: la nuova legge è degna del Grande Fratello, dice Snowden , implementa una sorveglianza di massa che non funziona e danneggia le libertà di cittadini russi senza migliorare in alcun modo la loro sicurezza.
Anche la reazione di Human Rights Watch denuncia i rischi per le libertà individuali dei russi, sottolineando la furbizia dell’operazione Yarovaya con l’eliminazione delle norme più allarmanti prima della presentazione alla Duma. In tal modo i politici pro-Putin hanno provato a rendere meno efficaci le critiche alla nuova versione, dice l’organizzazione.
La legge anti-terrorismo di Mosca suscita polemiche, ma al di fuori dei confini russi la situazione non è affatto migliore: il tecncontrollo è diventato norma da un capo all’altro del mondo.
Alfonso Maruccia