Per dare un seguito empirico all’ invito di Putin a usare principalmente software sviluppati da aziende locali, Mosca sarà la prima città russa a sostituire i servizi realizzati da Microsoft .
Come testimoniato anche dallo sviluppo di tecnologia hardware proprietaria come il chip Elbrus e di sistemi operativi mobile autoctoni , è forte la volontà di autarchia tecnologia della Russia. Un’idea, d’altra parte, che la vede vicina alla Cina, con cui ha peraltro stretto un patto di collaborazione e non belligeranza contro le tecnologie telematiche in grado di “destabilizzare” l’ordine pubblico: piccoli passi iniziati ormai da anni e che vedono sia Mosca che Pechino cercare di mettere i bastoni tra le ruote alle aziende ICT occidentali con normative sempre più stringenti soprattutto in materia di accesso ai dati.
L’invito recentemente lanciato dal Presidente Vladimir Putin parla esplicitamente della necessità di combattere la dipendenza tecnologica dalle aziende a stelle e strisce: rivolgendosi alle imprese statali e locali ha chiesto così di scegliere soluzioni domestiche, al fine di evitare anche problemi di sicurezza e affidabilità, come dimostrato dalla chiusura di alcuni servizi a pagamento in Crimea a seguito della sua annessione da parte della Russia nel 2014. Il cortese invito a scegliere russo, è peraltro accompagnato dal progetto di alzare le tasse sulle aziende tecnologiche straniere.
La trasformazione del paese partirà da Mosca, con circa 6mila computer che rimuoveranno Microsoft’s Exchange Server e Outlook a favore di epigoni locali.
Per le aziende statunitensi si tratta di una rinuncia a un mercato potenziale di 3 miliardi di dollari e che finora, secondo le fonti ufficiali russe, vedeva lo stesso Governo di Mosca spendere circa 20 miliardi d rubli (circa 263 milioni di euro) all’anno in software stranieri.
Claudio Tamburrino