Roma – Possedere un dispositivo WiFi in Russia potrebbe non essere semplice quanto negli altri paesi: l’utilizzo dello spettro radio sarà sottoposto a speciali permessi e gli utenti dovranno registrare ogni singolo dispositivo, pena multe e sequestri dei device.
Sono trascorsi solo pochi anni da quando il Cremlino aveva compiuto i primi timidi passi per legalizzare l’uso delle frequenze utilizzate dai dispositivi WiFi e aveva iniziato a sfoltire le procedure burocratiche riservate a coloro che desideravano installare una rete wireless. Ora, la repentina marcia indietro: Vladimir Krasnov, portavoce della Rossvyazokhrankultura , l’istituzione russa che vigila sulle comunicazioni di massa, sulle TLC, e che si occupa di tutelare l’eredità culturale locale, ha reso noto che possedere un dispositivo WiFi implicherà registrazioni degli apparecchi e permessi per utilizzare lo spettro delle frequenze.
Smartphone, laptop, dispositivi USB abilitati alla connettività WiFi dovranno convergere in un registro. Al proprietario verrà rilasciato un certificato strettamente personale che attesta l’avvenuta registrazione e che lo autorizza all’uso dell’apparecchio. La trafila burocratica da affrontare? Richiede solo dieci giorni , rassicurano le autorità.
Potrebbe incorrere in procedimenti più complessi colui che intenda installare una rete WiFi domestica o una rete wireless per fornire connettività al pubblico: dovrà sottoporsi alla compilazione di scartoffie e dovrà provare che la rete installata si attiene a specifiche tecniche stabilite a livello statale.
Specialisti del settore locali gridano allo scandalo : il quadro normativo russo non prevede la registrazione di massa degli apparecchi WiFi e la sortita di Krasnov non appare un’interpretazione estensiva di normative in atto, bensì una confusa disposizione scaturita dall’incompetenza.
Pare infatti che, checché ne dica Krasnov, la richiesta di permessi sia riservata a coloro che intendono gestire una rete WiFi pubblica. La registrazione, invece, sembra spettare a tutti coloro che acquistano apparecchi abilitati alla connettività WiFi.
L’obiettivo di una regolamentazione tanto stringente? Si parla di ambizioni di controllo quantomeno velleitarie. A differenza delle normative che, come in Italia , impongono l’autenticazione obbligatoria per accedere a reti WiFi, la disposizione del Cremlino agisce a monte su ciascun possessore di ciascun device. Una regolamentazione che rischia di rimanere inapplicata.
Gaia Bottà