L’associazione dei consumatori Altroconsumo aveva chiesto un suo parere ed ora il ministro per i Beni culturali Francesco Rutelli ha risposto: l’oggetto è il peer-to-peer e la normativa italiana, che una petizione promossa dall’associazione vorrebbe far evolvere. Ma, secondo Rutelli, il mantenimento del penale per chi abusa dei sistemi di sharing è sacrosanto.
Nella lettera ( qui in PDF), il Ministro spiega che oltre ai diritti dei consumatori vanno anche tutelati altri diritti. “Tali sono da considerare – scrive – gli interessi degli autori e degli editori, per i quali il diritto d’autore riconosce la giusta remunerazione del proprio lavoro, l’opera d’ingegno”.
“La distorta pratica del file sharing – continua poi -, intesa come modalità per appropriarsi abusivamente di un’opera d’ingegno in violazione del diritto d’autore, va sanzionata. Ed il fatto che assuma il carattere di illecito penale nei casi in cui si accompagni il fine di lucro (che, peraltro, la Suprema Corte di Cassazione, con la nota sentenza 149/07, ha riconosciuto non corrispondere al solo risparmio della spesa di acquisto del CD) non deve scandalizzare”.
Secondo Rutelli, dunque, non si può circoscrivere fatti di questo genere “al solo esercizio di un’impresa commerciale” né alla scala commerciale , perché questo provocherebbe un “sensibile ed ingiusto danno per gli autori e gli editori” e “potrebbe comportare nell’opinione pubblica un deprecabile indebolimento del giudizio di disvalore nei riguardi di un comportamento che – pur di minore pericolosità sociale rispetto all’organizzazione su scala commerciale – è comunque abusivo e illegale, con effetti molto pregiudizievoli su di un fenomeno che già assume dimensioni gravi”.
Altroconsumo , aggiornando la pagina della petizione, ricorda come la sentenza di cui parla Rutelli non abbia alcun effetto concreto sull’ordinamento attuale . Come ben sanno i lettori di Punto Informatico , quella sentenza si basa sulla normativa sul diritto d’autore precedente al 2000, e da allora ad oggi è lunga la serie di modifiche e aggiornamenti sostanziali di quella legge. Il che si traduce nel fatto che condividere file anche senza finalità di lucro è e rimane un illecito penale .
La sostanziale inefficacia di quella sentenza sulla normativa attuale rende la posizione di Rutelli difficilmente intelligibile. E in questo senso è di interesse segnalare come Pietro Folena , presidente della commissione Cultura della Camera e parte della maggioranza che sostiene il Governo di cui Rutelli fa parte, proprio ad Altroconsumo di recente ha già espresso la propria posizione per una depenalizzazione della condivisione dei contenuti .
Per quanto riguarda le tecnologie di protezione anticopia , anch’esse oggetto della petizione, Rutelli si dice “d’accordo sull’introduzione di qualsiasi forma di tutela preventiva del diritto d’autore purché rispettosa dei principi della concorrenza e della necessaria interoperabilità di appropriati sistemi tecnologici”. Come si ricorderà, la petizione non scomunica in toto il DRM ma ne promuove la interoperabilità , una questione su cui è accesissimo il dibattito in tutto il Mondo.
Rutelli, che condivide la necessità di condizioni economiche eque per i consumatori di opere protette da diritto d’autore, rinvia tutto al dibattito a cui intende dar vita attraverso il neo costituito Comitato per la tutela della proprietà intellettuale presso la Presidenza del Consiglio. Un dibattito a cui, assicura, saranno chiamati a partecipare anche operatori, esperti e consumatori.